Guido Surci: «L’idea creativa non basta più, la next generation si paleserà sulla Croisette»

Guido Surci
Guido Surci

Apriamo con il giurato italiano ai Media Lions, Guido Surci, un giro di microfono tra i rappresentanti tricolori alla prossima edizione del Festival Internazionale di Cannes. Il chief strategy & innovation officer di Havas Media Group spera che la prossima edizione del Festival – pur dicendolo senza retorica – sarà quello della svolta, dove la vera innovazione verrà portata da progetti che integrano creatività e dati. «Se quest’anno ci sarà una nuova generazione delle attività di comunicazione – conferma Guido Surci – si paleserà proprio al Palais. Ormai l’idea da sola non basta più, bisogna costruire una “macchina” che combini il contenuto creativo con solide piattaforme tecnologiche che garantiscano che la stessa idea rilevante venga plasmata in modo differente sulle diverse audience. Penso che molte innovazioni riguarderanno il mobile, ma non più inteso come il terzo schermo, bensì come una vera e propria interfaccia con la realtà. E’ vero che il mobile fa parte dell’area digital ma il suo punto di forza è il collegamento al territorio, l’essere presente in un luogo, in un “qui e ora”. Infatti il search sul mobile è molto legato allo spazio fisico e al tempo presente, si cercano servizi e luoghi fruibili nella mezz’ora immediatamente successiva, magari raggiungibili a piedi. E’ un vero e proprio portale sulla realtà fisica». Bisogna dire che, tra la gestione dei dati e dei contenuti, il perimetro dei centri media è sempre più allargato. Sono lontani i tempi in cui le centrali si limitavano al planning e in alcuni casi al buying, ormai producono branded content, gestiscono e interpretano i big data, svolgono operazioni digitali e soluzioni di marketing. Ma questa “incursione” nel campo della creatività non fa sentire sotto attacco le agenzie di pubblicità, tradizionalmente paladine del mondo delle idee? «Non è il centro media ma è il territorio della comunicazione che si sta ampliando – risponde Guido Surci – perché negli anni si aggiungono più discipline, più device, e anche più oggetti: basti pensare agli smart watches che diventeranno anch’essi un mezzo su cui fare comunicazione. Di conseguenza il perimetro dei centri media si è allargato ma anche quello delle agenzie pubblicitarie, che un tempo creavano solo spot e campagne stampa, mentre adesso sviluppano il digital e spesso anche il buying sui social network che per definizione dovrebbe essere fatto dai centri media». L’intervista completa sarà pubblicata sul numero speciale “Pubblicom Plus” dedicato a Cannes Lions 2014.

Vanna Assumma

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *