INTELLIGENZA ARTIFICIALE

A.I. ovvero intelligenza artificiale, è già diventata l’ossessione di molti. Non un “prodotto”, ma una specie di OGM tecnologico sul quale van fatte molte riflessioni. Chi pensa, costruisce e programma le “macchine pensanti” se non l’uomo? Di che uomo stiamo parlando? Che qualità trasferirà ad una macchina? Saranno macchine neutre rispetto ai generi? Le macchine assumono inevitabilmente un loro carattere definitivo -anche se programmate per “imparare”- trasmesso loro da chi le progetta, che ha il suo schema mentale, i suoi limiti, anche se derivanti da una cultura condivisa con altri, cui la macchina aderirà. Semplificando molto, chi progetta una macchina (analogica o digitale non importa) ha sue personali visioni e interpretazioni del reale e del fantastico che sono alcune fra quelle possibili. Per non dire poi delle sensibilità maschili, certamente diverse da quelle femminili. Chi programma un’intelligenza artificiale tiene conto di tutto? Ci riesce? Già oggi di falle ce ne sono parecchie, dovute certamente al fatto che la quasi totalità (80-90%) di chi scrive programmi sono uomini e fra questi molti hanno un’evidente visione parziale(fonte IBM). Lo si osserva facendo semplicemente delle ricerche in rete. Se cerchiamo “mani” vengono selezionate foto di mani bianche. Una prevalenza di “bianchi” si ha anche se cerchiamo “persone”. L’interpretazione di una situazione “giudicata da una macchina” dipende da cosa gli si è insegnato. Se ad un navigatore satellitare chiedi la via più breve tra due punti la sua risposta è matematica, neutra. Ma se gli chiedi di indicare i punti di interesse sul territorio, quali indicherà? Sarà una valutazione fatta da chi? Con quale criterio? L’intelligenza artificiale, oltre alla capacità di rispondere velocemente a domande difficili, avrà mai anche quella di aderire alle norme di convivenza sociale più alte? Dall’intelligenza artificiale potremo mai aspettarci comportamenti etici in situazioni complesse? Ho scelto di sollevare questo tema con una riflessione non mia, ma che condivido, allegando una pagina -a mio giudizio straordinaria- tratta da “La venticinquesima ora” (di Const-Virgil Gheorghiu, edito nel 1950 da Valentino  Bompiani): “La civiltà occidentale nella sua ultima fase di progresso non prende più coscienza dell’individuo, e nulla ci lascia più sperare che lo farà mai. Questa società non conosce che alcune poche dimensioni dell’individuo. L’uomo integrale preso individualmente, non esiste più per essa […] Quando arresta o uccide qualcuno, questa società non arresta o uccide qualche cosa di vivente, ma una nozione. A fil di logica quel crimine non può esserle imputato, poiché nessuna macchina può essere accusata di delitti. E nessuno potrebbe chiedere ad una macchina di trattare gli uomini secondo le loro caratteristiche individuali […] Tutto quel che io so è che il fatto di sottomettere alle leggi  ed ai criteri tecnici, criteri ottimi  per quanto riguarda le macchine, equivale ad un assassinio. Un uomo costretto a vivere nelle condizioni e nell’ambiente di un pesce, muore in pochi minuti, e viceversa. L’Occidente ha creato una società simile alla macchina. Costringe gli uomini a vivere in seno a questa società ed adattarsi alle leggi della macchina. Quando gli uomini assomiglieranno alle macchine sino ad identificarvisi, allora non ci saranno più uomini sulla terra.[…] Di che cosa è fatto questo mondo […] dove i cittadini tendono a prendere il posto degli uomini? […] i cittadini non vivono né dentro i boschi né dentro la giungla, ma negli uffici. E tuttavia sono più crudeli delle belve che vivono nelle giungle. Sono nati dall’incrocio tra l’uomo e le macchine. È una specie bastarda, ma è la più potente fra quelle che oggi vivono sulla terra […] Hanno visi somiglianti a quello dell’uomo e sovente si prenderebbero per uomini ma immediatamente ci si rende conto che non si comportano come gli uomini ma come le macchine, e al posto del cuore hanno cronometri […] Sono cittadini. Strano incrocio ha invaso tutta la terra. […] una società tecnocratizzata non può creare lo spirito ed è quindi preda dei mostri. […] i pochi uomini rimasti veramente uomini galleggeranno sopra i resti di questo immane cataclisma collettivo.”

Pietro Greppi

ethical advisor e fondatore di Scarp de tenis

Per entrare in contatto con l’autore: info@ad-just.it

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *