È SUGO, MA È SPORCO

Se sei uno scienziato, un ricercatore, un imprenditore o se ti occupi di comunicazione è facile che fra le tue qualità di pensiero analitico, oltre alla retorica tu possa aver sviluppato anche il pensiero laterale, termine ultimamente molto “declamato” e diciamo pure abusato. Al punto che, data la diffusa abitudine ad omologare il proprio pensiero e a subire acriticamente le mode di ogni tipo, anche il ripetere termini che “suonano bene” è entrato a far parte della dotazione delle apparenze di molti, a dispetto della sostanza. Accade così che si infarciscano discorsi professionali con termini inglesi, pur rivolgendosi a colleghi italianissimi, o che si utilizzino a pappagallo neologismi sentiti da un personaggio televisivo, politico, … ripetendoli anche in contesti avulsi da quelli in cui o per cui erano stati generati. Oggi non è raro sentire persone che “parlano” di pensiero laterale per far colpo sulla loro platea del momento. Poi vai a vedere cosa fanno e come lo fanno e scopri che “pensiero laterale” è per loro solo un’etichetta applicata con nastro adesivo scadente a scelte che di laterale non hanno nulla (nota: stavo per scrivere scotch al posto di nastro adesivo, ma oltre a non essere italiano “scotch è un nome commerciale -registrato da 3M Company- di un tipo di nastro autoadesivo trasparente di cellofan chiamato scotch tape «nastro adesivo scozzese» perché le prime confezioni, apparse nel 1928, avevano come elemento distintivo la decorazione di una stoffa scozzese.” da Wikipedia). Tornando al pensiero laterale, desidero soffermarmi sulle qualità effettive delle persone che lo usano nel settore della comunicazione commerciale, termine che preferisco a “pubblicità” perché -a mio modesto parere- è più onesto e diretto, oltre ad attutirne l’intento enfatico di cui tende essere caricato. Le abilità verbali di chi opera nella comunicazione commerciale sono parte del mestiere e sono senza dubbio qualità non solo apprezzabili, ma anche indispensabili, al punto che se mancassero allora il “comunicatore” si troverebbe in difficoltà: gli mancherebbe l’attrezzatura. Poi va tenuto conto che lo scopo e il risultato di certe abilità dipendono sempre dalle qualità etiche individuali. Capita infatti che certe qualità appaiano sprecate quando esibite per “nobilitare l’innobilitabile”, ma tant’è. Ho da tempo accettato che fare i sottili in certi ambienti è come parlare di fragole con panna a chi è allergico ad entrambe. Domina ancora l’economia sul sociale, ma questo è un altro tema. Per capire il potenziale persuasivo dell’applicazione del pensiero laterale nella comunicazione commerciale, può bastare un solo esempio: prendiamo un sugo in vasetto. Se sia buono non potremo saperlo fino a quando non lo assaggeremo, ma il comunicatore provetto è in grado di decantarcene le qualità al palato e all’olfatto, il legame con le antiche tradizioni e la capacità di mettere d’accordo tutti a tavola. Saprà suggerirci come il condire con quel sugo porterà alla nostra reputazione in cucina un forte impulso verso l’alto, restando impresso nella memoria dei nostri cari che ci perdoneranno qualunque altra carenza. Ci elencherà gli ingredienti inneggiando la selezione accurata, la particolare provenienza e gli ineguagliabili metodi di coltivazione. Accentuerà il risparmio di tempo che quel preparato saprà garantirci e non dimenticherà di suggerirci di fare anche “scarpetta” nel piatto per non perdere nemmeno un  grammo di quella delizia. Poi il comunicatore provetto riceve un altro incarico da un cliente diverso: questa volta è un detersivo per piatti. E in un attimo ecco che il punto di vista cambia, il frutto del pensiero laterale si manifesta e ti viene chiesto di azzerare la memoria: quel sughetto nel piatto, che fino ad un attimo prima ti stavi gustando “pucciandoci” dentro anche il pane, diventa all’improvviso sporco assolutamente da combattere, un intruso nel piatto, da eliminare con la nuova formula detergente pensata per azzerare la fastidiosa traccia di unto in favore di un gradevole profumo.

Approcci così laterali sono all’ordine del giorno per un creativo. Non lo trovate impressionante? Con quale spirito comprerete, per esempio, un’automobile sapendo che la vostra scelta potrebbe essere indirizzata da qualche abilità “laterale” del vostro interlocutore?

Pietro Greppi

ethical advisor e fondatore di Scarp de tenis

Per entrare in contatto con l’autore: info@ad-just.it

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