Il sentiment dei consumatori italiani nella Fase 2

Quando torneremo alle abitudini sociali? Quando ci sentiremo sufficientemente sicuri per rientrare in ufficio, andare al ristorante, vedere uno spettacolo a teatro o viaggiare? Queste alcune delle domande a cui lo studio globale Deloitte State of the Consumer Tracker vuole rispondere. Un osservatorio quindicinale che ha preso il via il 15 aprile per monitorare e raffrontare volontà e azioni dei consumatori in 13 Paesi Se si parla di ansie e preoccupazioni dal punto di vista sanitario i paesi che risultano essere più sensibili oggi sono Cina e India, seguiti da Spagna, Canada e Giappone. In Italia il 50% dei rispondenti dice di essere preoccupato per la propria salute, il 66% per quella di un familiare. Oltre la salute, cosa impensierisce? Se guardiamo ai rischi economico/finanziari in Italia spaventa l’ipotesi di non poter fare importanti acquisti per lungo tempo (54% vs 52% nella prima indagine), seguita dall’idea di perdere il lavoro (42% vs 48%) enon rispettare i pagamenti e indebitarsi (35% vs 43%). Nel complesso, timidi segnali di rassicurazione rispetto alla propria situazione finanziaria. La situazione relativa alle abitudini di acquisto degli italiani sembrerebbe iniziare a normalizzarsi. Ci si sente leggermente più sicuri ad effettuare acquisti in store (32% vs 28%), così come inizia a ridimensionarsi l’abitudine di fare scorte e rifornimenti per più settimane (44% vs 50%). Rimane costante l’intenzione di acquistare local (42%), da brand che hanno reagito bene alla crisi (35%), così come rimane stabile la preoccupazione nei confronti della condivisione dei propri dati durante lo shopping online (27%). La propensione ad acquistare online beni essenziali cala leggermente, pur rimanendo intorno al 40. Aumenta la disponibilità all’e-commerce di cibo e bevande da asporto (39% vs 32%), grazie anche al progressivo attrezzarsi dei ristoranti per le consegne a domicilio. Le motivazioni per preferire il pagamento online con ritiro al negozio restano piuttosto stabili. La maggioranza dei consumatori continua a preferire i brand di fiducia (49% vs 51%), a fronte di un leggero aumento di preferenza per i prodotti private label che vengono ritenuti efficaci (24% vs 22%). Con l’approssimarsi della fine del lockdown e l’inizio delle riaperture, gli italiani iniziano a ridurre l’uso dei servizi digitali. In particolar modo inizia a calare al scelta dello streaming entertainment (55% vs 60%), che comunque resta utilizzato da più della metà del campione, e l’uso di corsi online dalla ginnastica alla formazione (34% vs 38%). Lievissimo segnale di ripresa anche nelle intenzioni di spesa di beni non necessari, che rimane comunque ad oggi negativo. Con l’approssimarsi delle riaperture, si inizia a vedere infatti un leggero aumento negli acquisti di carburante per auto (-48% vs -38%), ordinazioni online dai ristoranti (-31% vs -40%), abbigliamento (-29% vs -38%) e arredamento (-51% vs -59%). L’acquisto dei prodotti essenziali rimane legata allo store fisico (medicine, groceries, household goods) mentre l’online è il canale più usato per acquisto di libri ed elettronica. Con l’approssimarsi della ripresa delle attività, ritorna ad esserci una preferenza per lo store fisico, e cresce anche la preferenza per la modalità di acquisto “misto” sia online che instore.

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