Il medico dei pazzi

Un giorno un uomo si alza dal letto e sente un dolore diff uso. Si ricorica, prende in mano il telefono e chiama sei medici di gran nome, convocandoli, uno alla volta, a casa sua. Con tutti e sei si comporta nello stesso identico modo.

Alla domanda «Dove sente dolore?» risponde «Io non glielo dico, voglio vedere se è abbastanza bravo da indovinarlo ». Alla successiva, ovvia domanda «Posso visitarla?

Possiamo parlare di questo suo malessere e fare degli esami?», l’’uomo risponde «No, non può visitarmi, deve capire tutto guardandomi, e anche velocemente perché tra poco da quella porta entrerà un suo collega concorrente» (questa risposta, curiosamente, viene data anche al sesto medico, per quanto dopo di lui non ve ne siano altri in lista). 

Alla fi nale, disperata domanda «Quanto tempo ho per immaginarmi una diagnosi e quindi la terapia che dovrà seguire?» la risposta è, per sei volte, la medesima: «Tre giorni di tempo, però devo darle alcuni avvertimenti: la diagnosi non può iniziare con la lettera C, ad esempio non accetterei Congestione, Cardiopatia, Cirrosi epatica, Candida, e la terapia non può contenere il paracetamolo, la vitamina b e il riposo». Tutti e sei i medici, piuttosto perplessi chiedono «Perché queste limitazioni?». 

L’’uomo, un poco spazientito, risponde «Non ne ho la più pallida idea, me lo ha consigliato mia suocera» e subito ogni medico si aff retta a chiedere «Ma sua suocera è un medico?», e l’’uomo chiosa «No, però vorrebbe tanto esserlo».

Ora, se sostituite la parola Uomo con la parola Brand, la parola Medico con la parola Agenzia, la parola Suocera con la parola Istituto di Ricerca, avrete una radiografi a perfetta di come un cliente italiano interpreta una gara. Si prevedono epidemie, ma non sapremo mai di cosa.

Riccardo Robiglio

riccardo.robiglio@leoburnett.it 

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