Michelangelo, l’artista immortale, al cinema  

 Adele_Messina-232x300Polvere, marmo. Amore e morte. Sarà un racconto passionale ed entusiasmante quello che vedremo al cinema nei prossimi giorni. Protagonista assoluto, l’artista per eccellenza. Il suo carattere solitario, burbero, l’anima passionale e appassionata del genio del Rinascimento, il genio immortale della scultura, dell’architettura, della pittura. L’artista che sapeva dare vita al marmo, trasformandolo in pezzi di una bellezza inaudita. L’autore del David, della Pietà, del Giudizio Universale, dei bronzi Rothschild, l’unico esempio giunto fino a noi di opere in bronzo di Michelangelo. “Michelangelo. Amore e morte”  sarà nelle sale il 19, 20 e 21 giugno, per la stagione 2017 della Grande Arte al cinema – distribuita in esclusiva per l’Italia da Nexo Digital con i media partner Sky Arte HD e Mymovies.it

La viscerale passione di Michelangelo per l’arte, il lavoro maniacale, la sua esistenza poliedrica e tormentata emergono con fermezza. Scultore, pittore, architetto e poeta, l’artista nato a Caprese nel 1475 sarà presentato con eccezionali immagini in alta definizione, un viaggio cinematografico d’eccezione attraverso le opere, i musei e i luoghi fondamentali della vita del Buonarroti: Firenze naturalmente, e poi Roma e la Città del Vaticano. Il regista propone inoltre un excursus al Victoria and Albert Museum di Londra dove Holly Trusted, Curatrice del Dipartimento Sculture del museo, ci accompagna nell’Italian Cast Court, ora ribattezzata Weston Cast Court, dove spicca la copia in gesso del David di Michelangelo, realizzata da Clemente Papi nel 1850 e destinata alla formazione di studenti d’arte. Tra gli altri luoghi del film anche il Dipartimento delle arti figurative occidentali dell’Ermitage dove si trova il Ragazzo accovacciato in marmo, recente attribuzione a Michelangelo.

Il percorso si snoda infatti dalle opere più antiche, come i rilievi marmorei della Madonna della Scala e della Centauromachia conservati a Casa Buonarroti, cui ci introduce il direttore Alessandro Cecchi, per passare poi ad analizzare il Crocifisso di Santo Spirito in legno policromo, mostrando la cura con cui l’artista, ancora giovanissimo, riesce a descrivere l’anatomia del Cristo. Il documentario ci guida quindi alla scoperta dei grandi capolavori pittorici, dal Tondo Doni degli Uffizi alla Deposizione di Cristo nel sepolcro della National Gallery, dalla volta della Cappella Sistina al Giudizio Universale, e approfondisce il delicato e appassionato tema del non finito che caratterizza molte delle opere dell’artista. David Bickerstaff e la produzione di Phil Grabsky permettono quindi di esplorare una delle figure più enigmatiche del Rinascimento, ne esplorano i rapporti con i contemporanei e l’immensa eredità artistica che l’artista ha lasciato.

Ripercorrendo la biografia di Vasari, si comincia con l’apprendistato nella bottega del Ghirlandaio e l’incontro con Lorenzo il Magnifico nel Giardino di San Marco, una sorta di Accademia ante litteram dove i giovani talenti studiavano le opere e le tecniche artistiche, copiando giorno dopo giorno le collezioni di arte antica dei Medici; seguono lo studio attento del corpo umano, di cui ci racconta il professore di anatomia Peter Abrahams, e la relazione complessa con i vari, eccezionali artisti fiorentini dell’epoca. Il film invita gli spettatori ad esaminare intimamente le opere e il processo artistico di Michelangelo: dalle cave di Carrara da cui ha attinto i suoi marmi, come ci racconta Francesca Nicoli dei Laboratori Artistici Nicoli, sino ai segreti dei lavori di più recente attribuzione. Tra le testimonianze raccolte dal regista ci sono inoltre quelle dei critici d’arte Martin Gayford, Jonathan Jones, Jennifer Sliwka e Cristina Acidini. “Michelangelo. Amore e morte”  offrirà inoltre la straordinaria possibilità di conoscere i bronzi Rothschild, nudi virili in bronzo che cavalcano due pantere. Appartenute ai banchieri Rothschild, le due sculture sono state attribuite al maestro e sarebbero gli unici bronzi michelangioleschi sopravvissuti ai secoli come ci spiega Victoria Avery, Conservatrice di Arte Applicate del Museo Fitzwilliam di Cambridge.

Adele Messina

 

 

 

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