Condé Nast sempre più digital: “Myself” chiude il cartaceo e va solo sull’online

 

Chiude il cartaceo di “Myself”, ma da settembre avrà maggior spazio sul digitale, in particolare sul sito di Vanity Fair che da solo conta 6,5 milioni di lettori.

L’annuncio da parte di Condé Nast è arrivato lunedì 21 luglio nel corso di una conferenza stampa. L’ultimo nato tra i mensili della casa editrice non è arrivato a compiere tre anni di vita, non andando oltre le 100mila copie vendute a fronte di 250mila circa dal suo debutto.

«Troppo lontane dai numeri risalenti all’autunno 2011 per attirare investitori pubblicitari – ha sottolineato l’a.d. di Condé Nast, Giampaolo Grandi – tanto che alla metà del 2014 la raccolta del mensile è ferma a 3,5 milioni di euro, lontanissima dai 7 milioni attesi dagli inserzionisti come fatturato 2014. Da qui la decisione di chiudere prima che le perdite, pari a 1 milione di euro nel primo semestre, lievitassero. Penso che “Myself” sia uno dei migliori giornali che abbiamo fatto, ma i grandi clienti pubblicitari si stanno spostando da paid media al digitale, e questo penalizza soprattutto i brand nuovi».

Al di là di questo cambio di rotta per “Myself”, Condé Nast ha preannunciato anche diverse novità in arrivo a settembre. «La principale riguarda la digitalizzazione del più grande archivio fashion del mondo, quello di “Vogue” – ha rivelato Fedele Usai, deputy managing director di Condé Nast – oltre 50 anni di storia della rivista e buona fetta del costume italiano saranno disponibili digitalmente in inglese e italiano. Avrà come pubblico di destinazione sia il consumer sia il professional, avrà una navigazione free fino a un certo numero di consultazioni e poi dopo a pagamento così come avviene per i più grandi archivi del mondo. È un progetto al quale stiamo lavorando da un anno e non è stato facile riuscire a recuperare i diritti dei fotografi. È il più grande investimento di Condé Nast sul digitale e per la prima volta abbiamo un prodotto di respiro completamente internazionale».

E sulla raccolta pubblicitaria Condé Nast tira un sospiro di sollievo: «Dopo lo spavento dell’anno scorso, il primo semestre ci lascia abbastanza soddisfatti, siamo in linea con il target dello scorso anno. La composizione è un po’ diversa, il digital cresce di oltre 20 punti rispetto all’anno scorso e anche tutte le attività del multimedia, comprese quelle della factory creativa, cominciano a pesare in maniera importante. Siamo a metà del guado, mi aspetto anni completamente ribaltati, saranno anni in cui la flessibilità e la velocità di proporzione del mercato faranno la grande differenza».

Soddisfazione anche per quanto riguarda la piattaforma privata di Condé Nast “Live” e da settembre segnerà un ingresso importante: «Entrerà a far parte del nostro gruppo Nowness, una digital destination iper premium dal punto di vista dei contenuti e questo dimostra che la scelta di proteggere l’esclusività del contenuto rispetto a vie più semplici come l’apertura di YouTube channel ha funzionato».

 

Elena Pescucci

 

 

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