Successo della campagna sulla donazione degli organi. Contri: «La Rai non fa abbastanza»

Alberto Contri
Alberto Contri

Pochissima stampa in crisi di foliazione, assai poca tv pubblica, molta tv commerciale e pay tv, molto web con sito dedicato e banner, applicazioni per cellulari, molti social network, Promocard andate a ruba, impiego di grandi maestri della fotografia, grande frequenza nel circuito Centostazioni, molte sale cinematografiche dell’allora circuito Sipra. E molte brillanti iniziative di marketing sociale non convenzionale realizzate da studenti universitari che sono diventate rapidamente virali. «In campo sociale come in campo commerciale, la comunicazione pubblicitaria moderna sa raggiungere vette di grande efficienza se ha alle spalle un progetto strategico forte e capace di essere articolato in forma integrata in tutte le modalità vecchie e nuove», dichiara Alberto Contri, presidente di Pubblicità Progresso, che ha coordinato più di 40 tra professionisti e società che hanno lavorato gratuitamente riuscendo a raccogliere quasi 50.000 donatori di organi in 18 mesi. «È motivo di grande amarezza – continua Contri – dover rilevare la sempre più scarsa motivazione del servizio pubblico radiotelevisivo nei confronti di un così importante impegno collettivo come quello di Pubblicità Progresso, che da quasi mezzo secolo vede impegnati tutti i protagonisti dei media e della comunicazione italiana. Soprattutto se si considera che la Rai è stato uno dei primi soci fondatori e per molti anni ha dato contributi straordinari. Sarebbe bastato un piccolissimo sforzo per triplicare il già eccellente risultato, dando almeno lo stesso spazio regalato dalle tv commerciali su reti e in orari pregiati, rilanciando il tema a cura di reti e testate, riprendendo i moltissimi spunti offerti dall’occasione (potendo inoltre disporre della Mediateca di Pubblicità Progresso con le più creative, interessanti e anche curiose campagne del mondo). Ma che si vuole pretendere – conclude Contri – se si programmano spot sociali con pressioni pubblicitarie del tutto simili al rumore di fondo, e i conduttori di grido ritengono pure di aver svolto un gran compito sociale sparando a velocità supersonica, alla  fine delle loro trasmissioni, l’annuncio di una raccolta fondi?».

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