Festival del Media: Riley, Shing, Matonis ed il native advertising

Jon MatonisÈ proseguita – con un po’ meno entusiasmo rispetto al giorno precedente – l’edizione romana del Festival del Media. Tanti gli appuntamenti e le possibilità d’incontro e – sullo sfondo – le notizie riguardanti il new business internazionale. Ieri hanno tenuto banco le decisioni di The Walt Disney Company, che dopo una quindicennale partnership con Carat è passata ad una curatela congiunta di Omd e Havas Media (che seguirà la major Usa in Italia) e quella di Comparethemarket.com, che ha assegnato a Mec il budget da 110 milioni di sterline, sostituendo nel ruolo ZenithOptimedia. E se il giorno prima erano stati la tecnologia e – in particolare – il programmatic buying e il real time bidding, i temi caldi di giornata, al martedì è toccato al native advertising accendere il dibattito. Ne ha a lungo parlato David Shing, guru di Aol. È lecito inserire nei prodotti editoriali contenuti informativi di natura pubblicitaria? Shin considera naif il termine ‘native’ e non pensa che questa modalità di comunicazione avrà uno spazio centrale nell’offerta futura di advertising e che è più strategico un accordo di più largo respiro tra pubblicitari ed editori per puntare in maniera più generale ad un’implementazione della brand experience del consumatore che fruisce il mezzo e l’adv. Dall’informazione “virtualmente” utile della native advertising ai bitcoin, la distanza di tema non è clamorosa ma comunque ampia. Delle molteplici possibilità che la moneta virtuale potrebbe offrire all’advertising ha parlato Jon Matonis, presidente esecutivo della Bitcoin Foundation. Matonis ha additato come esempio virtuoso da imitare quello di Richard Branson, che ha accettato la moneta virtual per Virgin Galactic. Pagare gli spazi in bitcoin, in periodi di clamorosa richiesta di ‘saving’ per quello che riguarda i costi del media e però apparsa ai più come una provocazione piuttosto che come un’opportunità. Oltre a Matonis e Shing, gli incontri romani hanno portato sul palco dei relatori Martin Riley, chief marketing officer di Pernod Ricard. Riley, considerati i temi tecnologici del giorno precedente e la proiezione sui versanti della native advertising e della moneta virtuale degli altri relatori, ha ottenuto lo stesso effetto provocatorio evocando quello che molti considerano il ‘passato’ del media e che invece secondo il responsabile marketing del gigante del beverage non lo è affatto. «Noi non crediamo per nulla che la televisione sia morta» ha attaccato il manager. Riley ha fatto un’appassionata dichiarazione d’amore diretta alla televisione, sostenendone l’attualità e la forza nell’era di internet, dei social e del mobile. Una forza che non si estinguerà neanche quando i canali che le sottraggono tempo di consumo cresceranno ancora. Riley ha sottolineato: «Ti accorgi del valore di un media come la tv proprio quando, come noi, vendendo alcolici, la tua presenza sul video è in molti casi vietata o contingentata». Riley ha infine commentato i forecast di Zenith del giorno prima, sottolineando come ancora nel 2013 la tv in termini di share raccolga il 40% della torta, circa il doppio dell’emergente internet. E ha segnalato come per il mezzo le attese di crescita per quest’anno siano robuste: +5,2%, dopo un 2013 a +4,4%. Altro media che Riley ritiene vincente assieme alla tv è il passaparola. «Ognuno di noi ha fatto esperienza di quanto sia incisivo il consiglio di un amico o un parente che ha scoperto una straordinaria marca di wodka, whiskey o vino» ha concluso Riley.

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *