Rcs, in Spagna “Marca” ed “Expansion” non si vendono. Scott Jovane: «Nel 2014 tutte le attività con Ebitda positivo»

Pietro Scott JovanePietro Scott Jovane ha parlato a lungo degli asset di Rcs in Spagna. Ma non ha potuto fare a meno di raccontare anche le strategie complessive del gruppo che guida, accennando alle vicende italiane. Dopo che il “Corriere della Sera” aveva ospitato una lunga intervistata a Pedro J. Ramirez, direttore di “El Mundo” appena allontanato da Jovane, l’a.d. del gruppo di via Solferino ha scelto di fare con il concorrente “El Pais” una lunga ma approfondita chiacchierata sulla condizione critica e i destini futuri della carta stampata nel globo terraqueo. Ne emerge confermata anche in Spagna la linea che punta sul riconoscimento e la valorizzazione di alcuni “power brand”, il taglio dei costi e dei prodotti ritenuti non strategici, la possibilità di allargare ai servizi le fonti dei ricavi. Per quello che riguarda la Spagna, Scott Jovane ha sottolineato che Rcs non ha alcuna intenzione di vendere “Marca” ed “Expansion”, le altre testate forti oltre a “El Mundo” nella penisola iberica. «Non credo che ne abbiamo bisogno. Penso che Unidad Editorial apporti un grande valore a Rcs. Quando penso a “Marca”, mi viene in mente il web, il tablet, Radio Marca, e considero l’espansione in Sud America e nei paesi arabi. Lo sport è un asset incredibile anche in Spagna e si aggiunge a “La Gazzetta dello Sport” in Italia. “Expansion” sta facendo molto bene, è leader di mercato ed è redditizio», ha detto Jovane. Per l’a.d. Rcs non deve avere grandi rimorsi per la costosa aquisizione da 1,1 miliardi di Recoletos del 2007: «Probabilmente in quel momento il mercato indicava che bisognava farlo. Forse il prezzo oggi appare un po’ alto, ma non era così allora». E su Pedro J. Ramirez, che ha detto sul “Corriere” di essere stato sacrificato sull’altare degli interessi politici, Jovane ha sottolineato: «Non cambiamo mai un direttore di un giornale per pressioni politiche. Ma se uno perde copie e non è in utile, il messaggio è chiaro: bisogna cedere il passo a un altro. Non possiamo permetterci di perdere lettori». L’intervista indica pure quale sia la filosofia in tema di investimenti e ottimizzazioni. «Bisogna concentrarsi sui contenuti – ha commentato Jovane – mentre possono essere condivisi e vanno efficientati i servizi di stampa, la distribuzione e la parte commerciale». La ricetta per far quadrare i conti nell’era di Internet? Secondo l’a.d. non c’è dubbio: «Offrire più contenuti e più servizi. E prepararsi a far pagare i lettori per questo». In Spagna, ha ricordato Jovane, Rcs ha lanciato il paywall per “El Mundo” tre mesi fa e ora il giornale ha varie migliaia di sottoscrittori disposti a pagare per accedere dopo un certo numero di articoli gratuiti al mese; inoltre, ed è un segnale importante, dieci volte più utenti scelgono Orbyt, l’edizione per i tablet. Secondo Jovane esistono dunque altre possibilità di generare ricavi, «perché l’esperienza della lettura può essere accompagnata da un servizio all’utente». Il manager pensa al mondo dei viaggi, della moda, dello sport, settori in cui è possibile passare «dai contenuti puri ai servizi». Rcs presenterà il bilancio il mese prossimo e il 12 marzo si terrà l’investor day. «Quando pubblicheremo i risultati – ha commentato l’a.d. – si vedrà che c’è una transizione significativa: nel 2014 tutte le attività avranno un Ebitda positivo e nel 2015 si registreranno risultati importanti. E la Spagna aiuterà…». Quanto al gruppo nel complesso «rispetto alle previsioni di inizio 2013 – ha concluso Jovane – abbiamo perso un centinaio di milioni di ricavi, di cui una buona parte corrisponde alla pubblicità. Abbiamo chiuso o venduto le attività che pensavamo avrebbero generato perdite».

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