Con 19 leoni nel carniere l’Italia torna da Cannes più sicura di sé

Un oro, tre argenti e quindici bronzi. Due pubblicitari, Bruno Bertelli e Alex Brunori, che alcuni anni fa lavoravano assieme per la stessa agenzia, JWT, in particolare evidenza. Un know-
how sempre più raffinato nel proporre campagne integrate e ricche di declinazioni nelle varie categorie valutate.

Il bottino finale dell’Italia alla sessantesima edizione del Festival della Pubblicità di Cannes è da ritenersi brillante. Numericamente migliore ma sostanzialmente in linea con quello del 2012, che aveva garantito alla compagine del nostro Paese 17 leoni, ma era stato però impreziosito dal Grand Prix ottenuto nella categoria Press dalla campagna “Unhate” di Fabrica per Benetton.

Le vittorie del 2013 – e questo è forse il dato più rilevante – danno la conferma che i risultati conseguiti sono il naturale esito di un cambiamento culturale della nostra industry.

La sicurezza cioè che il made in Italy dell’adv ha trovato una propria strada e un proprio stile ed è capace di competere meglio di quanto non facesse fino a qualche anno fa nella rassegna della Croisette.

Nell’era della frammentazione dei messaggi e – qualunque sia la natura vera della scelta dell’organizzazione, puramente mercenaria o ipermoderna, poco importa – della moltiplicazione delle categorie del premio, l’Italia va meglio.

Aspetto importante, sembrano ora esistere le premesse per una ripetizione costante del “miracolo” nelle prossime edizioni. Certi successi – specie quelli costruiti con una certa regolarità da Bertelli con Heineken – danno la sensazione che si sia passati dalla capacità, rara e in qualche caso fortunata ed episodica di produrre il pezzo “unico” a quella, più scientifica ed economica, di replicarlo serialmente.

L’agenzia che ha fatto la parte del “leone” dominando il medagliere nazionale è stata quindi Publicis. Che con ben tre progetti in luce si è conquistata otto riconoscimenti, tra cui un oro, anche se la campagna simbolo è stata indubbiamente “The Candidate”, approdata infine anche al bronzo dei film.

È suonata come una conferma per l’agenzia (Saatchi & Saatchi) e il cliente (Coordown) anche il successo della campagna “Dammi più voce” che classifica con un argento e due bronzi al secondo posto virtuale della graduatoria l’altra agenzia del gruppo francese.

Decisamente buono, quindi, il terzo posto di McCann Erickson, con i tre bronzi di “The profiteers” arrisi a Fiorucci Food e a Brunori. Quarta l’indipendente M&C Saatchi, spicca l’assenza dal medagliere delle agenzie italiane di Wpp, protagonista mondiale della comunicazione e chiaro leader di mercato anche nel nostro Paese.
 

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