Raccolta differenziata

In questi giorni mi sto seriamente ponendo un problema. Cosa accadrebbe se mia moglie decidesse di controllare la mia casella di posta elettronica e scoprisse che, tra le decine di messaggi in arrivo, più della metà sono inviti ad acquistare prodotti che promettono di farmi perdere trenta chili di peso in due settimane, di regalarmi un addome modello carapace, un pene da Guinness dei primati, ma anche di triplicare la misura del mio seno, di eliminare per sempre la cellulite e le smagliature dai miei glutei?

Avrò il mio bel da dirle che io non ho alcun rapporto con chi spedisce quei messaggi. Mi chiederebbe: â’€’œE allora, perché continuano a mandarteli?â’€’. Già, perché continuano a mandarmeli? Eppure, dopo centinaia di invii, dovrebbero aver capito che non rientro nel loro target. O no?

Una risposta potrebbe essere la seguente: le persone che propagandano quei prodotti sul web non sono professionisti della pubblicità. Chi si occupa professionalmente di comunicazione commerciale sa perfettamente che sbaglia re il target, ovvero, inviare un messaggio promozionale alle persone sbagliate, è come prendere il denaro dellâ’€’™investimento e gettarlo dalla finestra.

A pensarci bene potrebbe esserci anche unâ’€’™altra ipotesi, questa: â’€’œI committenti della pubblicità si avvalgono della consulenza di una nuova categoria di esperti della comunicazioneâ’€’. Una specie formatasi alla scuola del Monty Python, il gruppo comico irlandese che negli anni Settanta portò in televisione uno sketch intitolato â’€’œSpamâ’€’.

Era ambientato in un ristorante dove ogni pietanza proposta insistentemente dalla cameriera era a base di carne in scatola marca â’€’œSpamâ’€’. Un prodotto così scadente da essere definito â’€’œjunk-foodâ’€’ (cibo spazzatura). Da allora il termine â’€’œspamâ’€’ è stato adottato per indicare quei messaggi sgradevoli che buona parte della gente non ama ricevere.

â’€’œJunk-mailâ’€’, posta spazzatura, appunto. Se questa seconda ipotesi risultasse fondata saremmo posti di fronte ad un problema del quale provo a sintetizzare i termini. Primo, è del tutto evidente che quello che per me è spazzatura, per un altro può non esserlo affatto. Secondo, non si può proibire ad alcuno di cercare nuovi clienti senza fare troppe distinzioni a priori.

Terzo, il web è un medium che, nonostante i molteplici tentativi di regolamentazione, lascia molto spazio a chi non si sente obbligato a giocare pulito. Il caso da cui sono partito è esemplare di questo modo di agire. Infatti ho scoperto che, quando chiedo di cancellare il mio indirizzo dalla mail-list del mittente

Pinco Pallino, è vero che mi arriva subito una e-mail che conferma la cancellazione; ma è anche certo che un paio di giorni dopo riceverò lâ’€’™ennesima proposta dâ’€’™acquisto dello stesso prodotto, spedita con il nome di un altro mittente.

Il problema potrebbe essere risolto richiamando i produttori di questo genere di comunicazione al rispetto delle norme più elementari che governano la professione di pubblicitario. Ma non sono affatto sicuro che i nuovi â’€’œpersuasori occultiâ’€’, seguaci del Monty Python, saranno propensi ad attenersi ad altre regole che non siano quelle dettate dalla loro furbizia volgare.

La conclusione, che lascia un poâ’€’™ di amaro in bocca, non può che essere la seguente: visto come vanno le cose sarò costretto ad armarmi di santa pazienza e , prima di aprire la cartella della posta in arrivo, predispormi a fare la mia brava raccolta differenziata.

Bruno Zerbini

bruno@brunozerbini.com

Fondatore della Bruno Zerbini & Partners, è stato international creative director presso Pubbliregia house agency di Ferrero e vice presidente Unicom. 

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