In mostra l’Arte, con i Lego

Hanno fatto sentire artisti tantissimi bambini, e altrettanti genitori. Ma ora sono davvero in mostra, i mattoncini più famosi della storia. Grazie alla fantasia di Sawaya, che è riuscito a creare delle vere e proprie sculture, con la “pixelizzazione” creata dai Lego.

Sono ben settanta le opere create con più di un milione di mattoncini colorati, esposte a Roma, all’Auditorium Expo, fino al 26 febbraio. L’artista americano Nathan Sawaya era presente alla conferenza stampa, dove ha voluto sottolineare come “le differenze maggiori rispetto alla precedente esposizione a Roma, nel 2015, risiedono nel numero di opere, molte di più. Questo mi ha permesso di far seguire al visitatore il mio percorso di artista lungo questi anni”. 

Sawaya si è poi soffermato su alcune delle sue creature, raccontando qualche curiosità. È “Yellow”, l’uomo in giallo, l’opera che gli viene richiesta più spesso. Di “Swimmer” il nuotatore  composto da 10.980 mattoncini, “si vede solo ciò che appare al di sopra della superficie. Il resto è lasciato all’immaginazione”. E di immaginazione ne ha avuta tanta, quando per realizzare le sue opere ha deciso di passare dai metodi tradizionali, come la terracotta e la pittura,  ad un materiale che tutti conoscono. Ho avuto ragione- ha detto Sawaya.  Infatti, sono dieci anni che la sua idea artistica funziona e va in giro per il mondo. Da New York a Los Angeles, da Melbourne a Shanghai, da Londra a Singapore.

Nathan Sawaya è un ex avvocato. Un avvocato di New York, che una volta tornato a casa dall’ufficio cercava una via di fuga nei dipinti e nelle sculture. Poi l’illuminazione: cominciare ad utilizzare i famosissimi mattoncini Lego, così amati da tutti, come “medium artistico”. L’artista, che ricorda bene di avere ricevuto il suo primo set Lego quando aveva cinque anni, come regalo di Natale da parte dei nonni, da circa dieci anni ha capito che non poteva rinunciare all’immaginazione e ha deciso di lasciare la sua carriera di avvocato per costruire sculture in mattoncini Lego. 

La scelta di questo materiale, appartenente ai ricordi e all’immaginario comune legato al gioco, si fonda su due ragioni. “Prima di tutto, c’è un motivo di tipo tecnico: la magia legata ad avere degli oggetti così definiti, con angoli netti, che diventano curve nel momento in cui ci si allontana e si guarda l’opera da un’altra prospettiva”. La seconda ragione è legata, invece, all’accessibilità di questo tipo di arte:  “Tutti possono utilizzare i Lego, tutti ci hanno giocato almeno una volta nella vita e li hanno in casa”.

In mostra troviamo la riproduzione di celebri opere d’arte, come “Il bacio” di Gustav Klimt, o di sculture classiche come il “Discobolo” di Mirone, fino a imponenti installazioni, come lo scheletro di T-Rex, costruito con oltre 80 mila mattoncini. Un’opera che ha richiesto parecchio tempo e attenzione. Il percorso espositivo comprende, infine, una zona interattiva che invita i visitatori a esprimere la propria creatività utilizzando i Lego. Per Nathan Sawaya è “una sorta di volontà di democratizzare l’arte, di renderla accessibile a tutti, sperando di ispirare grandi e piccoli a immaginare e creare proprie opere una volta usciti dalla mostra”. Una mostra, “The art of the brick”, per bambini di tutte le età, che questa volta troveranno anche il tanto amato dinosauro di mattoncini Lego. 

L’artista ha promesso all’amministratore delegato della Fondazione Musica per Roma, Jose’ Ramn Dosal Noriega, di realizzare presto anche una riproduzione dell’edificio firmato da Renzo Piano. La magia delle opere, scolpite e modellate con i mattoncini Lego, è simile all’effetto delle grafiche 8 bit dei videogame anni ‘80: “Si puo’ parlare di una pixelizzazione dell’immagine poiché’ è fatta di molti piccoli pezzetti che hanno angoli retti ma quando ci si allontana l’immagine acquista definizione”, ha detto l’ex avvocato statunitense.

Tutti vogliono una foto nella stessa posa di  “Blue Guy Sitting”, l’uomo blu che sta seduto, nei suoi  21.682 Lego, in questo percorso espositivo che trasporta il visitatore a rivivere la sua infanzia e che dà vita alle opere immaginate da tutti i bimbi. 

Adele Messina

Giornalista, blogger, Tecnico per la Comunicazione e il Multimedia nel Patrimonio Culturale, Turismo ed Enogastronomia 

Per entrare in contatto con l’autrice: adelemessina.press@gmail.com

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