Siamo aperti

open

“Papà dice che se colpisco 2.500 palle al giorno, ne colpirò 17.500 alla settimana e quasi un milione in un anno. Crede nella matematica. I numeri, dice, non mentono. Un bambino che colpisce un milione di palle l’anno sarà imbattibile.”

Vorrei inaugurare questa rubrica fissa su Pubblico partendo dal suo nome, Open, il titolo della biografia di Agassi. Il severissimo padre di Andre aveva costruito con le sue mani una creatura meccanica per farlo diventare più veloce: un drago sputafuoco che sparava addosso al povero Andre bambino palle da tennis che lo mitragliavano di continuo, finché non è stato lui a invertire il gioco e a mitragliare lui, il drago.

Ecco, fare il nostro mestiere oggi è un po’ come avere un drago sputafuoco sempre piazzato davanti: oltre alle capacità, alla passione, alla fortuna, ci vuole anche una bella dose di ostinazione per riuscire a continuare, e a battere il drago.

Ma, come ci ha dimostrato il gracile bambino di Las Vegas, niente è impossibile.

Qui qualche consiglio di Sir John Hegarty:

http://www.campaignlive.co.uk/news/1216098/sir-john-hegarty-agencies-brands/

che in questa intervista ci ricorda l’importanza del brand, e ammonisce le agenzie a lavorare di più per essere loro stesse un brand, cosa che in effetti spesso e volentieri dimentichiamo, indaffarate come siamo ad occuparci dei brand altrui, o forse speranzose che basti il nostro lavoro a comunicare per noi.

Queste righe vogliono essere solo un primo colpo coraggioso e ben mirato sul muso del drago, mi piacerebbe che Open fosse una finestra sempre aperta, una boccata di aria fresca, una stanza d’albergo con una bella vista sul mare che sposta l’orizzonte più avanti, che rimescola i neuroni e fa tornare l’eccitazione per la fortuna di avere scelto di fare uno dei mestieri più belli del mondo, anche se non più uno dei meglio pagati. Stiamo aperti, pensiamo oltre, proviamoci sempre, crediamoci, e non molliamo. “Mai molàr!” dice ai suoi un imprenditore veneto che ammiro proprio perché, appunto, non molla mai lui per primo.

In fondo, grazie al (o forse nonostante il) padre sadico, Agassi è entrato nella storia del tennis. E se ce l’ha fatta lui con quei capelli…

Restiamo aperti anche alle vostre risposte, le segnalazioni e le critiche: sambrosini@fav.mi.it

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