Guerrera e Lampugnani su Cannes: «Alcuni giurati italiani si sono preparati bene, altri no»

Incontriamo a Cannes Francesco Guerrera e Nicola Lampugnani, direttori creativi esecutivi di Tbwa/Italia, agenzia che ha conquistato un bronzo in Promo & Activation con Together for Reconstruction per McDonald’s Italy e una shortlist in Media.

«Siamo contenti – affermano a Pubblico Today – anche se ci aspettavamo qualcosa di più in Design, ma comunque vincere un bronzo con McDonald’s è importante, perché è un cliente grosso e conplesso.

In generale il livello medio dei lavori quest’anno è stato alto, forse con meno punte rispetto all’anno scorso, ma la grande differenza la fa la preparazione dei Paesi quando arrivano al Festival, cioè il lavoro di pr dei giurati. In Italia stiamo migliorando molto grazie a Goodfellas (ndr, gruppo lanciato da Massimo Guastini di Adci) che organizza incontri tra agenzie e giurati sia precedenti che attuali, spiegando anche come ci si comporta in giuria, e infatti in questi ultimi due anni l’Italia ha aumentato il numero dei leoni.

Però, dobbiamo dire che alcuni giurati si sono preparati bene, altri no. E’ vero che ognuno approccia la giuria a livello personale, ma è necessario che il giurato conosca bene tutti i punti di forza e le debolezze di ogni singolo lavoro italiano iscritto, infatti la domanda di un singolo giurato può svoltare le decisioni in un metallo, saper dire la cosa giusta al momento giusto aiuta molto. Ad esempio rispetto alla nostra case history di McDonald’s, cosa pensate che sappia un giurato cinese o indiano sul parmigiano reggiano?

Basta poco, solo prepararsi per dare le risposte giuste. Quello che bisogna sottolineare è che l’Italia sta scomparendo dalle categorie tradizionali, come stampa, affissione, radio, e vedremo i film (ndr, al momento la premiazione dei film non si è ancora svolta) ed è evidente che siamo più bravi sulle leve di comunicazione non tradizionali.

Inoltre i brand stanno cambiando, diventano fautori del vivere meglio, non sono più solo creatori di prodotti, ma editori. Non c’è più il brand che compra il media, adesso il marchio crea contenuti e li distribuisce attraverso le persone. L’azienda si sta spostando dall’essere venditore di prodotti a venditore di servizi, e questa è una grande opportunità per le agenzie».

Vanna Assumma

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