Generazione Z: in Italia uno su 4 fuori dai social network

Secondo l’ultimo sondaggio di Digital Society Index, condotta a livello globale da Dentsu Aegis Network, rivela come la Gen Z stia riducendo la quantità delle proprie attività online. Infatti un quinto dei giovani tra i 18 e i 24 anni ha disattivato i propri account sui social (ma il dato cresce fino a un quarto in alcuni Paesi come l’Italia), mentre un terzo sta limitando l’utilizzo dello smartphone durante la giornata. Lo studio, che ha coinvolto oltre 5.000 GenZers nel mondo, è parte integrante di un’indagine condotta su una popolazione mondiale di 32.000 persone, realizzata al culmine della pandemia da Covid-19, e che ha esaminato il rapporto con la tecnologia e i brand. L’analisi rivela che, nonostante il lockdown abbia portato ad un aumento dell’attività online, un quinto (17%) dei GenZers ha disattivato i propri account sui social media negli ultimi 12 mesi. Una tendenza particolarmente evidente in tutta Europa da nord a sud (dal 34% dei giovani finlandesi al 30% nella penisola iberica). Anche l’Italia ha un dato sopra la media: fino al 25% di utenti tra i 18 e i 24 anni hanno disattivato un profilo social.  A livello globale, un terzo (31%) ha limitato il proprio tempo trascorso online o guardando il proprio smartphone. In Italia, il 35%. Quasi la metà (il 43%; in Italia il 44%) ha adottato misure per ridurre la quantità di dati condivisi online, come cancellare la cronologia delle ricerche o rinunciare ai servizi di geolocalizzazione.  Misure che indicano una forte consapevolezza da parte dei GenZers di come e quanto i loro dati possono essere utilizzati e di alcuni degli impatti negativi percepiti della tecnologia sulla società. Più della metà di loro (58%), infatti, non si fida delle aziende tecnologiche a causa delle preoccupazioni sull’utilizzo dei propri dati. La probabilità di abbandonare un’azienda che usi male o perda i nostri dati, per gli italiani è al 68%.Quattro giovani su dieci (37%) credono che i social media abbiano un impatto negativo sul dialogo politico nel proprio paese. Questa opinione è la più alta in Ungheria (56%), seguita da Australia (50%) e Stati Uniti (48%); anche in Italia siamo al 43%, sopra la media globale. Comunque i GenZers sono fiduciosi che la tecnologia, in futuro, produrrà più effetti positivi che negativi. Due terzi (62%) sono ottimisti sul fatto che le tecnologie digitali aiuteranno a risolvere le sfide più urgenti del mondo. La metà ritiene inoltre che l’AI e la robotica creeranno opportunità di carriera per loro nei prossimi 5-10 anni, significativamente al di sopra della media. Tuttavia, ciò porta nuove aspettative con quasi tre quarti (72%) della Generazione Z che ritiene che le aziende dovranno dimostrare come il loro uso della tecnologia avvantaggerà la società nei prossimi 5-10 anni.  Secondo Gabriella Piergianni e Giulia Alleonato, strategist di Dentsu Aegis Network specializzate nell’analisi del target Gen Z, «Questa è una generazione realistica, pragmatica e analitica. Anche per loro, con un’accelerazione dovuta al lockdown, lo stile di vita sta cambiando. Nonostante la fiducia nella tecnologia, la presa di coscienza su un futuro non semplice sembra avere influito anche sull’elemento chiave della loro definizione sociologica, quindi sul loro rapporto con i social network».

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