Ripartire al femminile

Con questo articolo di Stefania Mancini, prosegue “Ripartire al femminile”, una serie di riflessioni dedicata all’approfondimento del dopo emergenza dal punto di vista delle donne. Ovvero quelle che, secondo molti, sono le grandi dimenticate dell’emergenza Covid, che in realtà le ha viste protagoniste assolute sul lavoro e sul fronte domestico.

Stefania Mancini, 58 anni, imprenditrice, Riccione, Emilia-Romagna

L’emergenza Covid è stata ed è, tuttora, una situazione tragica sotto tantissimi punti di vista: umano, sanitario, didattico, lavorativo e sociale. Abbiamo sperimentato un lungo periodo di isolamento forzato, superando sfide e difficoltà. Negli ultimi due mesi abbiamo dimostrato resilienza e appreso nuove competenze digitali, in tempi che potremmo definire da record. Oggi siamo chiamati a ripartire, ma niente è semplice: bisogna rispettare il distanziamento sociale, indossare le dotazioni di protezione individuali e usare tanto tanto buon senso. Siamo tutti sospesi tra vita privata e vita pubblica: io stessa, da una parte moglie, madre e nonna felice e dall’altra co-fondatrice e direttrice generale di I-Tel, un’azienda che implementa soluzioni tecnologicamente innovative nel mercato della sanità e in quello delle risorse umane. Pertanto, essendo ben presente in tali ambiti, ho toccato con mano le difficoltà delle aziende sanitarie che hanno dovuto sospendere quasi tutte le attività sul territorio, mentre il blocco delle attività lavorative ha portato le direzioni HR a riorganizzare completamente la giornata professionale dei loro dipendenti. E così si sono affacciati prepotentemente due temi, tante volte affrontati, ma mai veramente risolti, fino a quando questa emergenza non ci ha messo con le spalle al muro: faccio riferimento alla tele medicina e allo smart working. Questo è l’ennesimo caso dove l’offerta tecnologica, per molti anni, ha ben superato la domanda, ma il mercato, forse resistente al cambiamento, forse poco preparato professionalmente o forse semplicemente pigro, è arrivato in ritardo. Oggi, invece, è una corsa contro il tempo, tutte le strutture sanitarie vogliono la televisita e qualsiasi tipologia di azienda, volente o nolente, ha già i suoi dipendenti a casa. Si tratta di interventi che hanno entrambi necessità di solide architetture tecnologiche per funzionare e, su questo assunto, mi fa piacere introdurre un tema a me caro: il ruolo delle donne nella ripartenza e nell’apporto che possono fornire nel mondo della tecnologia. Sul ruolo tanto potrei dire, ma mi limito a ricordare l’hashtag #datecivoce che speriamo, come sembra, porterà qualche cambiamento, mentre sull’apporto lavorativo voglio affermare che le donne sono in grado di contribuire efficacemente anche con la loro sfera di emozione, attenzione e umanità. Le soluzioni tecnologiche, così pervasive, hanno bisogno di essere facilmente accessibili da parte di tutti; ebbene, secondo me, le donne riescono a rendere più semplici è più facilmente fruibili le tecnologie più complesse, il quanto il loro saper “occuparsi” e “preoccuparsi” degli altri, le porta naturalmente alla semplificazione e all’immediatezza. Buon lavoro a tutti quindi, con l’augurio che si possa collaborare insieme senza dover parlare di questioni di genere.

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