Il top delle vendite è in Europa, ma non comprano gli europei…

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Nel 2013 le vendite del lusso nel mondo sono cresciute del 3% a 318 miliardi di dollari, che diventeranno nel 2018 380 miliardi, generati soprattutto dall’abbigliamento, anche se una crescita del 20% è prevista per gioielleria e accessori. Sono questi alcuni dati forniti da Andrea Mosconi, sales manager dell’agenzia d’informazione economica Bloomberg, riguardanti le revenues del luxury.

Mosconi precisa che L’Europa rimane il luogo dove si produce e si consuma l’alto di gamma: «L’Europa occidentale contribuisce per 104 miliardi alla spesa globale, rappresentando quindi il 30% del luxury market, ma questa quota si ottiene soprattutto grazie agli acquisti dei turisti cinesi e russi».

E’ risaputo infatti che i cittadini con gli occhi a mandorla amano acquistare fuori patria, sia perché costa meno sia perché trovano più assortimento e maggiore servizio negli store. Quindi l’Europa rimane un fulcro per le vendite del lusso, ma solo a livello geografico. Infatti «i consumatori cinesi – continua Mosconi – rappresentano il 30% degli acquirenti mondiali del lusso.

Si sta verificando uno spostamento geografico per quanto riguarda la produzione dei beni pregiati: negli anni ’80, l’80% della ricchezza mondiale era prodotta da Europa e Stati Uniti, adesso il 60% è prodotto dall’occidente, il 40% da Brasile, Russia e Cina. Nell’ex Celeste Impero – conclude Mosconi – la classe media sta crescendo e sta diventando upper-class, infatti le persone con reddito annuo superiore ai 200mila dollari diventeranno 2 milioni e mezzo nel 2017.

Da segnalare lo sprint dell’Australia: dopo Usa, Giappone e Cina è il quarto Paese in termini di ricchezza».

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