Levy, Publicis: tre miliardi da spendere ma non in IPG

Si rimane romanticamente legati ad un’idea di conquista e non ci si sente soddisfatti finché non la si realizza.

Secondo molti operatori Maurice Levy, grande capo uscente di Publicis Groupe, potrebbe e dovrebbe suggellare 40 e passa anni di onorata carriera comprando Interpublic, la holding rivale americana da anni in vendita, facendo diventare francese un pezzo importante della storia dell’advertising mondiale.

La tentazione deve essere forte, ma a quanto pare Levy non cederà: nel piano di acquisizioni da oltre tre milioni di euro non ci sarà, a quanto pare, il gruppo che detiene, tra le tante sigle, la McCann e Um.

Perché comprare una holding e lasciare in eredità al successore un lungo e complicato processo di ristrutturazione?

Meglio procedere sulla stessa linea fin qui seguita, di scelte oculate sia in termini di specializzazioni (Digitas, LBi, Razorfish, Rosetta, e Rokkan) che di territori coperti (BRIC e altri emergenti), con un originale allargamento anche a settori non toccati da altri (società di software e tecnologia).

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