Ripartire al femminile

Con questo articolo di Alessia Usuelli, prosegue “Ripartire al femminile”, serie di riflessioni dedicata all’approfondimento del dopo emergenza dal punto di vista delle donne. Ovvero quelle che, secondo molti, sono le grandi dimenticate dell’emergenza Covid, che in realtà le ha viste protagoniste assolute sul lavoro e sul fronte domestico.

Alessia Usuelli, marketing & communication advisor, neomamma ai tempi del Covid-19

Lockdown finito, ma Covid-19 sempre in agguato. Ho letto articoli di donne e colleghe che prima di me hanno raccontato la loro visione della ripartenza e ne ho tratto energia positiva, perché sono state capaci di valorizzare quanto di positivo questo isolamento forzato ha portato nelle loro vite. Per me vale lo stesso. Cambiare prospettiva talvolta consente di costruire sulle macerie e migliorarsi. Ancora non so vedere esattamente come sarà il futuro, ma so come è già cambiata la mia vita, e non solo per l’emergenza che ci ha colpiti. Lo scorso gennaio infatti, poco prima del lockdown, ho dato alla luce una bellissima bimba. E se non ci fossero stati quasi tre mesi di isolamento forzato sarei già rientrata in azienda dallo scorso primo di marzo. Sono una libera professionista, ho sempre basato i mei rapporti di lavoro su relazioni fiduciarie. Le aziende che lavorano con me vogliono vedere me e parlare con me: il mio andare in azienda, essere presente fisicamente era fondamentale per la mia clientela che in questo modo si sentiva “seguita”, capita, rassicurata circa il buon esito dei progetti in corso. L’isolamento prodotto dal Covid-19 ha ribaltato quest’ottica costringendo le aziende a imporre lo smart working ai propri dipendenti e ad evitare le riunioni con i propri consulenti esterni: e così, all’improvviso, ci siamo ritrovati tutti a casa a diventare esperti di Zoom, Go to meeting, Google Meet, Teams e Skype! Riunioni del Rotary, Webinar, Steering Committee, ma anche aperitivi tra amici e compleanni ora vengono gestiti on line: in pratica abbiamo sostituito una certa forma di socialità con video-call e collegamenti vari e poi abbiamo cominciato a sentire più impellente il bisogno di confrontarci con gli altri, incrementato le occasioni di parlare con persone che avevamo perso di vista, migliorato la nostra produttività grazie al recupero del tempo speso in spostamenti. Grazie a ciò la mia figura di mamma ne è uscita rafforzata: sono riuscita a conciliare molto più agevolmente il tempo da dedicare al lavoro con quello da dedicare alla mia bellissima bimba che ora cresce allegra, soddisfatta e con un sorriso per tutti. Purtroppo noi free lance non abbiamo riconosciute l’assistenza e le agevolazioni di cui godono invece le mamme con un contratto da lavoro dipendente: chi non lavora non guadagna; chi si ferma “per maternità” è come se sospendesse il contratto fino a che non potrà riprendere ad essere fisicamente presente in azienda. Questa volta, invece, “grazie al lockdown” le aziende hanno compreso che è possibile gestire in modo identico dipendenti e non, ed io non solo non ho perso nemmeno un giorno di lavoro, ma sono anche riuscita ad organizzare il mio tempo per stare più vicino possibile alla mia piccola.

Alessia Usuelli

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