QUANDO IL CLIENTE È IL POLLO

QUANDO IL CLIENTE È IL POLLO

I grandi allevatori del settore avicolo affidano importanti risorse economiche a professionisti della comunicazione cercando di rendere i propri prodotti (polli e uova) “così interessanti da essere comprati” a discapito di quelli dei concorrenti e con la speranza che quell’investimento porti loro benefici superiori a quanto già l’appetito o la conoscenza di prodotti avicoli possano fare. Contemporaneamente molte organizzazioni animaliste e ambientaliste usano le loro risorse per denigrare l’operato degli allevatori, accusandoli di vari maltrattamenti agli animali, utilizzando anche loro alcuni professionisti della comunicazione. Le risorse a disposizione degli uni e degli altri sono molto diverse e lascio a voi intuire quale sia il settore più dotato e capillarmente presente per raggiungere i propri obiettivi. Ma alla fine, chi risulta il più efficace? Chi viene seguito con più attenzione? E chi lascia dietro di sé un segnale di riflessione che influisce sulla scelta di acquistare o meno polli e uova? Capiamoci prima di tutto sul significato di efficacia: che il tuo obiettivo sia vendere un prodotto o denigrarne la filiera produttiva, devi fare i conti più che con il budget e con i mezzi che scegli per trasmettere i tuoi contenuti, con le esigenze di informazione, verità e trasparenza che ha il tuo pubblico su quel determinato prodotto o servizio. Devi fare i conti prima con la testa e poi con la pancia (in questo caso non solo metaforicamente) di chi potrebbe comprare il tuo prodotto. Se parli alla testa, poi la pancia segue con consapevolezza. Se parli solo alla pancia, la testa resta insoddisfatta e reagisce producendo titubanze. Si chiama “costruzione della consapevolezza delle scelte”. E su questo piano entrambe i settori riescono a fornire fonti di dubbio. Solo che uno (quello animalista) lo fa intenzionalmente e coerentemente con il proprio obiettivo, l’altro (gli allevatori) lo fa “inconsapevolmente” e incredibilmente perché non dimostra capacità di argomentare ciò che invece potrebbe, accontentandosi di trasmettere -in 30”- frasi, immagini e affermazioni tutte orientate ad una maldestra “praticità” e male argomentata “naturale bontà” dei suoi prodotti, a chi invece ha bisogno di ben altra informazione, perché la bontà di un prodotto dovrebbe essere un prerequisito, pur se soggettivo. Ma se c’è una massa di persone convinta che tu sia solo un macellaio violento, insensibile e uso ai maltrattamenti è su quello che dovresti “lavorare” per mostrare quanto invece si sbaglino sul tuo conto. Personalmente ho una particolare preparazione nel settore avicolo e mi rendo conto quanto in questo ambito si manifestino carenze di relazione efficace fra cliente/agenzia/consumatore e quanto, anche in tutto il settore alimentare, le ideologie siano capaci di esasperare questioni che avrebbe più senso discutere e approfondire con trasparenza reciproca. E qui sollevo il problema di opportunità di fondo, che non è tanto la miopia comunicativa del comparto avicolo o l’esasperante incapacità di taluni di osservare il mondo con gli occhi delle necessità alimentari di miliardi di persone. La questione sta nello stabilire il primato della verità oggettiva, raccontata in modo chiaro, semplice e soprattutto argomentato. Non due verità quindi, ma una condivisa. Gli allevamenti avicoli, sono una risorsa poco costosa, veloce, facile da gestire e in grado di fornire nutrimento proteico completo di qualità. Inoltre si tratta di carne halal, accolta cioè anche nel mondo islamico e si dovrebbe sapere che proprio la necessità di guadagno ha portato gli allevatori ad agire nel rispetto del benessere animale, sviluppando una maniacale attenzione nel rispettarne le esigenze, perché più il pollo sta bene, più i consumatori sono garantiti e più l’allevatore è ripagato. Detto questo e considerando la forte crescita demografica mondiale, che comporta questioni di sopravvivenza, “polli e uova” potrebbero essere accolti universalmente come “il cibo intelligente del futuro” e gli allevatori dovrebbero comunicare queste cose ed evitare di lasciarsi considerare come  dei polli da spennare da parte di agenzie che, non essendo popolate da avicoltori, fanno solo il loro lavoro con quel poco che sanno e che sanno fare.

Visita virtuale a un allevamento di pollihttp://www.esempidaimitare.com/nutriamoci/2020/07/05/visita-virtuale-ad-un-allevamento-di-polli

Pietro Greppi

ethical advisor e fondatore di Scarp de tenis

Per entrare in contatto con l’autore: info@ad-just.it

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