Ripartire al femminile

Con questo articolo di Francesca Romana D’Antuono, prosegue “Ripartire al femminile”, serie di riflessioni dedicata all’approfondimento del dopo emergenza dal punto di vista delle donne. Ovvero quelle che, secondo molti, sono le grandi dimenticate dell’emergenza Covid, che in realtà le ha viste protagoniste assolute sul lavoro e sul fronte domestico.

Francesca Romana D’Antuono, coordinatrice cittadina “Volt Firenze”, Firenze, Toscana

Quando si annunciarono mascherine con il prezzo calmierato, da una parte si denunciò una deriva statalista; dall’altra si fece notare che l’obbligo di indossarle avrebbe dovuto comportare la gratuità. La polemica si è sgonfiata, mettendo però in risalto una ben nota dissonanza nell’approccio al costo dei presidi sanitari di prima necessità. Si parla dei prodotti per l’igiene femminile, tassati in Italia al 22% in quanto beni non indispensabili. Nel 2019 è stato proposto un emendamento per abbassare la tassazione al 10%, di seguito bocciato citando ragioni di sostenibilità della spesa pubblica. Proposte simili negli anni precedenti hanno dovuto fare i conti con priorità considerate più urgenti, lasciando tutto il peso sulle tasche delle donne. Peccato che il ciclo non sia una scelta. Ma non è finita qui: la pillola anticoncezionale ha facilitato un balzo in avanti nella posizione sociale delle donne, rendendo possibile il controllo sul proprio corpo, sul proprio tempo, sulla propria carriera e quindi sulla propria vita. Ciononostante, nel corso degli anni, la pillola ha fatto avanti e indietro tra la fascia A (farmaci a carico del Sistema Sanitario Nazionale) e la fascia C (a carico del paziente) perché il diritto di scegliere è riservato solo a chi può permetterselo. Se ci addentriamo nel campo medico, poi, c’è di più: l’approccio tradizionale allo studio delle patologie e per lo sviluppo di nuovi farmaci ha storicamente visto l’esclusione delle donne. Questo significa che i disturbi e l’effetto dei farmaci sul corpo femminile sono meno conosciuti, che le patologie vengono diagnosticate meno tempestivamente, e che rischio che il medico emetta diagnosi o terapie errate alle sue pazienti è più alto. Le ricerche ci dicono che crediamo meno alle donne quando dicono di provare dolore, che tendiamo più facilmente ad attribuire i loro malesseri allo stress, all’isteria, o perfino al fatto di non aver avuto figli. Tutto ciò è stato reso possibile dalla storica assenza di rappresentanza femminile nel campo delle scienze mediche, ma anche in quello politico. É la politica, infatti, a dare legittimazione, risvolto pratico e palpabilità all’evoluzione del sapere. Per questa ragione credo sia essenziale lavorare sull’inclusione e sull’emergere della leadership femminile, anche tramite progetti dedicati. Uno fra tutti, quello a me più caro: il progetto RoadTo50%, nato in seno a Volt Italia, che punta ad arrivare a una pari rappresentanza politica. Per ripartire auspico non forme di intervento emergenziali, né esclusivamente riforme economiche, ma un cambiamento strutturale nella nostra classe dirigente. L’obiettivo deve essere quello di portare uno sguardo variegato, che non pesi sulle spalle, sulle tasche e sulla salute delle donne, ma sia giusto per tutti e tutte. Questa auspico sia una ripartenza definibile al femminile.

Francesca Romana D’Antuono

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