NON VI AZZARDATE PIÙ!

NON VI AZZARDATE PIÙ!

L’Italia sta riaprendo dopo il lockdown … e riapre anche alle sale slot, bingo, etc. Non c’è che dire .. ne sentivamo la mancanza! Quella del gioco d’azzardo è una ferita sociale che non si è aperta da sé: l’hanno aperta vergognosamente tutti coloro che hanno portato a sistema le promesse di qualcosa di “molto attraente” e tuttavia talmente raro che ottenerlo è in tutto e per tutto una scommessa persa in partenza, tranne casi rarissimi che vengono però comunicati con studiata enfasi. L’advertising, con i suoi pro e contro, è uno strumento che riesce a rendere seduttivo anche il prodotto più insulso … cosa che meriterebbe un’analisi sociologica da cui derivarne un giudizio di opportunità, affinché si possa concederne l’uso con le attenzioni e le limitazioni che si devono quando si gestisce “un’arma” capace di offendere. Chi, ad ogni livello, agisce affinché si perpetui in varie forme questo assedio alle menti deboli e alle “forze fragili”, fa un gioco criminale, senza mezzi termini. Se si vuole usare la franchezza non c’è modo di definire altrimenti il lavorare consapevolmente sulle debolezze di quei molti che, di ogni estrazione culturale, si lasciano attirare da sottili e “ben congeniati” inganni che si palesano in mille forme, apparendo per quello che non sono: giochi. Non sono giochi, sono trappole. Ogni volta che una persona paga un biglietto della lotteria, compra una schedina, gratta una vernice che scopre dei simboli, mette del denaro nella fessura di una macchinetta di qualunque tipo (reale o virtuale), appoggia una fiches su un tavolo verde, … più o meno consapevolmente non fa altro che cadere nella “trappola della scommessa” e regalare le proprie risorse economiche ad una pletora di opportunisti inqualificabili che giocano (loro sì) sulla sua pelle. Una trappola immorale prima ancora che non etica, antica, ma non per questo legittima, soprattutto perché la macchina di tale scorrettezza sociale è pensata, architettata e promossa da irresponsabili, capaci però di descriversi come portatori di benefici per la stessa società che stanno invece contribuendo a far ammalare di un virus devastante. E poco conta che si cerchi di alleggerire il peso infame di queste attività “studiando” donazioni o sostegni ad attività culturali o sportive. Perché resta che questo viene fatto lavorando impunemente su fragilità di chi poi non viene neppure considerato degno di attenzioni sociali perché, per esempio, le perdite non possono essere almeno registrate come “spese detraibili”. La questione è talmente delicata, tragica e rilevante al tempo stesso che non stupisce vada come vada (male quindi per chi ne subisce il “fascino”) visto l’esercito di inventori, produttori, rivenditori, “impiegati dell’azzardo” e comunicatori che contribuiscono in modo imperdonabile a far passare una tragedia come un gioco legittimo ed espressione del libero arbitrio (!). Costoro cercano infatti di far passare il “miraggio della vincita di qualche ricchezza” sotto la fuorviante “ludopatia”, termine che include ogni appassionata adesione a passatempi, divertimento e giochi come le rincorse fra bambini, la mosca cieca, le bocce, lo scopone, la partita di pallone, i genitori che scherzano con i propri figli … Insomma si tenta di far passare sotto lo stesso cielo del gioco ludico anche il “gioco” d’azzardo, che deve invece essere messo all’indice con il termine azzardopatia, malattia provocata da chi, con inganni palesi e tuttavia mascherati, intende raccogliere più denaro possibile da chiunque, qualunque sia il suo reddito, qualunque sia la sua condizione sociale, pur di guadagnare! Basterebbe non partecipare più all’azzardo, non comprare più biglietti delle mille lotterie o gettoni delle slot. Basterebbe disertare i casinò fisici o virtuali. Nel caso delle malattie da azzardo, se proprio non riusciamo a cancellare e ad evitare tali insulti all’intelligenza, lo Stato dovrebbe almeno avere il coraggio di prendere una posizione netta e vietare seriamente la pubblicità in qualunque forma di queste “trappole per la mente”.

Dovremmo fare anche qualcosa di più: una campagna il cui obiettivo sia quello di far vergognare pubblicamente coloro che si occupano di azzardo.

Pietro Greppi

Ethical advisor e fondatore di Scarp de’ tenis

Per entrare in contatto con l’autore: info@ad-just.it

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