Parole e comportamenti al tempo del Covid-19. Ricerca di Ainem e Aida Partners

Ainem (Associazione Italiana Neuromarketing) e Aida Partners presentano i risultati di una ricerca per esplorare i comportamenti di acquisto e di consumo di cibo. Realizzata da DIP Panel, la ricerca si basa su un campione di 1.148 persone rappresentativo della popolazione italiana. Secondo la ricerca durante la fase 1 il 60% degli italiani temeva di contrarre il Covid-19, ad essere meno preoccupata la “generazione Z” (55%) e gli uomini (56%). La “paura del contagio” è stata più avvertita nelle regioni meridionali (64%) – meno colpite dal contagio – rispetto al Nord-Est (55%) e Nord-Ovest (61%), maggiormente interessate dal contagio. Le parole, come ci si aspettava, stanno svolgendo una funzione molto importante quali indicatori degli stati emotivi degli italiani. In piena Fase 1 le parole guarigione e futuro sono state ritenute le più importanti dagli italiani che temevano il contagio; mentre, per chi non lo temeva o lo temeva meno, le parole chiave sono state futuro e responsabilità. La pandemia non sembra essere stata sufficiente a modificare in modo rilevante le abitudini di acquisto  con il 78% degli intervistati che continuerà a scegliere gli stessi punti di acquisto di prima del lockdown. Tuttavia, qualche cambiamento potrebbe consolidarsi nelle abitudini di alcuni italiani: il 30% afferma che in futuro si farà consegnare la spesa a casa e il 26% che farà la spesa online. I più interessati da questo fenomeno sono gli italiani che acquistano abitualmente nei mercati rionali (41%), molto meno i clienti dei supermercati (21%). Perché si resta fedeli alla gdo? Per il 62% è fondamentale il rapporto umano con il personale, dato che sale al 65% tra le donne e al 70% tra i più anziani. Quattro italiani su 10 riconoscono alla gdo di aver svolto un ruolo di servizio molto importante;sempre 4 su 10 ritengono che i supermercati/ipermercati abbiano fornito un esempio di responsabilità sociale. Riguardo ai criteri di scelta dei prodotti, il 74% porrà più attenzione alla qualità, il 63% a prodotti che sapranno comunicare l’impegno nella sostenibilità e nella responsabilità. Dati che si riferiscono in particolare alle donne e alla GenZ. I prodotti made in Italy saranno considerati come prime scelte;i prodotti freschi saranno il principale orientamento degli italiani (54%) rispetto ad una quota marginale dei piatti pronti (1%). Comunque, il 35% degli italiani dichiara che considererà entrambe le opzioni quali alternative equivalenti. Riguardo alla ristorazione il 52% ritiene che ridurrà la frequentazione dei ristoranti, contro un 46% di italiani che invece non rinuncerà alle proprie abitudini e tornerà a frequentare come prima la ristorazione. Tendenza che la pandemia sta rafforzando è l’acquisto del cibo da asporto, opzione considerata attraente dal 26% degli italiani, soprattutto dalla generazione Z che si attesta al 46%. Alto il numero di italiani – il 78% – che dichiara che in futuro “cucinerà di più a casa”.

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