Fieg, quale futuro per i media in un mercato in evoluzione

A confrontarsi il 13 luglio nella sede romana di Fieg, sul tema “Stampa e tv: la sfida digitale e i nuovi padroni della Rete” sono stati diversi punti di osservazione sull’evoluzione della professione giornalistica e dell’industria editoriale così come la conosciamo. Con il presidente della Federazione degli editori di giornali ed agenzie di stampa, infatti, Maurizio Costa, sono intervenuti – coordinati da Giuseppe Laterza (Laterza Editori) –, Mario Calabresi, direttore de la Repubblica, Vittorio Meloni, direttore relazioni esterne di Intesa Sanpaolo, Enrico Mentana, direttore del TG La7, Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. A Fabrizio Carotti, il compito di introdurre il libro dal quale ha preso le mosse la discussione, “Il crepuscolo dei media” di Vittorio Meloni, del quale, tra l’altro, ha condiviso l’auspicio per una industria editoriale in grado di colmare i propri stessi deficit culturali per governare, piuttosto, la transizione digitale in atto. Il quadro dei media rappresentato da Meloni  mostra ovunque nel mondo una situazione molto difficile, nella quale sembrano tornare a crescere, seppur di poco, le tv, mentre l’editoria a stampa resta condizionata da una crisi ormai strutturale, con ricavi pubblicitari scesi, in 10 anni, del 60.9% e ancora in contrazione nei primi mesi del 2017. Tre le priorità per Maurizio Costa nel rapporto tra digitale ed editoria professionale: tutela del diritto d’autore in Rete, trasparenza nei meccanismi dell’offerta pubblicitaria (il “Libro Bianco sulla comunicazione digitale” siglato da Fieg con Upa e altre Associazioni della comunicazione è un primo passo in questo senso), attenzione all’utilizzo dei dati degli utenti che navigano in rete per tutti gli aspetti delicati connessi alla privacy dell’individuo e loro condivisione con i produttori di contenuti. Accanto ad una fiscalità equa anche per i grandi player della Rete, per Costa, affrontare queste tre criticità consentirebbe intanto, pur nel pieno di una crisi i cui i numeri sono stati ricordati, a tutti gli operatori di competere in un mercato con regole alla pari. Le stesse regole che ha nuovamente invocato Giovanni Pitruzzella, a salvaguardia non solo dell’economicità dell’industria culturale, ma della stessa democrazia. Una sfida che deve giocarsi – ha detto – attraverso regole di mercato, formazione professionale, qualità dell’offerta, ma che è soprattutto una sfida intellettuale e culturale sui grandi temi della libertà d’espressione, della (falsa?) libertà di Internet, con le eco-chamber che mettono in discussione la stessa democrazia pluralista. Mario Calabresi non ha sottovalutato la gravità della crisi della carta stampata, ma ha voluto ribadire il rapporto che tuttora si crea ed è forte – pur all’interno di un mercato digitale dove gli Over the Top erodono, eccome, le risorse dell’editoria – anche a partire da un’offerta delle notizie sulle nuove piattaforme, tra il lettore e il brand della testata, cui vengono riconosciute, soprattutto in caso di picchi informativi particolarmente rilevanti, come in presenza di grandi o gravi accadimenti, la autorevolezza e credibilità ricercate. Resta – ha detto – la preoccupazione democratica, quando l’accesso istantaneo al tutto di tutto rende i fatti oggettivi meno rilevanti. Più problematica la visione di Enrico Mentana, soprattutto per quanto riguarda l’affezione dei giovani all’informazione, o almeno a quella prodotta dall’industria dei giornali e della televisione, il cui lavoro nelle redazioni segue le stesse regole e ha bisogno degli stessi tempi del passato nella costruzione della notizia. Regole che il mondo della Rete disattende, che i giovani non comprendono, gerarchie che non accettano. Un primo passo, intanto, per andare incontro ad un mercato completamente nuovo e diverso di consumatori-lettori è quello di entrare in diretto rapporto con loro, anche aprendo le porte delle redazioni alle nuove professionalità giovani. Giuseppe Laterza, che ha condotto il dibattito, ha sottolineato come il mondo dei libri, per quella che è la sua esperienza editoriale, ha subito ripercussioni meno pesanti dall’impatto tecnologico. Lo stesso annunciato sorpasso dell’e-book rispetto al libro non è avvenuto. Questo anche in ragione delle diverse modalità di fruizione del libro, dei tempi di lettura che sono ovviamente diversi da quelli sempre più accelerati che interessano l’informazione.

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