Henri de Toulouse-Lautrec in mostra a Verona

Litografie a colori come “Jane Avril”del 1893, manifesti pubblicitari come “La passeggera della cabina 54” del 1895 e Aristide Bruant nel suo cabaret del 1893, disegni a matita e a penna, grafiche promozionali. Le troviamo in mostra dal 1 aprile al 3 settembre Amo, Palazzo Forti a Verona ospita la grande retrospettiva dedicata a Toulouse-Lautrec. Dopo il grande successo di pubblico ottenuto al Palazzo Chiablese di Torino, arriva a Verona il pittore bohémien della Parigi di fine Ottocento che ha ritratto scene e scorci della capitale francese, con un’attenzione particolare ai locali di Montmartre e alla società del tempo. L’artista, infelice, sfortunato, afflitto da una malformazione fisica, fu condannato a un’inquietudine bruciante. Morì a soli 36 anni, ucciso dalla sifilide e dall’alcolismo dopo un ricovero ospedaliero di 3 mesi, durante il quale riuscì a realizzare ancora 39 disegni. Trentanove disegni, nel suo momento più sconfortante. Vent’anni di produzione in tutto, con una quantità abnorme di lavori: 737 tele, 275 acquerelli, 363 stampe e manifesti, 5.084 disegni. Senza considerare le molte opere perdute. Un patrimonio immenso di opere dettate da una forte infelicità e rifiuto della vita. La breve vita di Toulouse-Lautrec rimane un esempio anch’esso emblematico dell’artista di fine secolo. Ovvero di artista maledetto che vive la propria vita e la propria arte su un unico piano di intensa partecipazione emotiva. Egli, pur provenendo da una famiglia nobile ed agiata, preferì vivere la propria esistenza fuori dai comodi schemi della vita borghese, consumandola con un disprezzo per la vita stessa che lo accomuna ad altri artisti, non solo pittori, di questa fase. Come Van Gogh e Gauguin anche egli, a suo modo, evade dalla società. Ma mentre i primi due lo fanno ricercando il mondo dei contadini o i mondi esotici delle isole del Pacifico, Toulouse-Lautrec evade rifugiandosi in quel mondo equivoco fatto di bordelli e locali di spettacoli in cui incontrava barboni, reietti, ubriachi, prostitute e con i quali condivideva anche la sua affettività. Ed essi divennero il soggetto dei suoi quadri, cogliendo in loro una vera e genuina umanità, a volte struggente e dignitosa. Fra i primi artisti a rivoluzionare il linguaggio della comunicazione commerciale, con i suoi strepitosi affiches dedicati ai più noti locali parigini (dal Moulin Rouge al Divan Japonaise), Lautrec assorbì e rielaborò la lezione impressionista, producendo dipinti dalla forza magnetica: sintetici, rapidi, innovativi nella resa dello spazio e nella concezione del colore, della luce, della pennellata. La vita notturna la ritroviamo spesso nelle sue opere. Tra i suoi soggetti prediletti, infatti,  prostituite, scene della movida parigina, bar, salotti, teatri, fino ad alcuni romantici ritratti di amanti colti fra le lenzuola. Henri de Toulouse-Lautrec (1864-1901) è uno degli ultimi pittori impressionisti. Discendente di una nobile ed antichissima famiglia francese, la sua vita fu segnata, a quattordici anni, da due cadute da cavallo che gli procurarono delle fratture ad entrambe le ginocchia. In seguito le sue gambe non crebbero al pari del resto del corpo, restando egli deforme come un nano. Ciò lo portò a vivere una vita bohemien nel pittoresco e malfamato quartiere parigino di Montmartre. E in questo povero universo di ballerine e prostitute egli svolse la sua arte, prendendo di lì la propria ispirazione. Morì nel 1901 per problemi di alcolismo. Il percorso espositivo – composto unicamente da opere provenienti dall’Herakleidon Museum di Atene – illustra l’arte eccentrica e la ricercata poetica anticonformista e provocatoria tra le più innovative tra Ottocento e Novecento. La mostra su uno dei più noti impressionisti, artista geniale e uomo tormentato, ucciso dalla sua disperazione esistenziale, è curata da Stefano Zuffi, con il Patrocinio del Comune di Verona, ed è prodotta e organizzata da Gruppo Arthemisia, con il contributo di Gruppo AGSM – main sponsor dell’iniziativa. Il genio di Toulouse-Lautrec (1864-1901) è quindi oggetto di una grande mostra, che analizza la sua figura nell’ambito della Belle Époque e della Parigi bohémienne d’inizio Novecento. 

Adele Messina

Giornalista, blogger, Tecnico per la Comunicazione e il Multimedia nel Patrimonio Culturale, Turismo ed Enogastronomia 

Per entrare in contatto con l’autrice: adelemessina.press@gmail.com

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