COMUNICARE?

Comunicare? O no? In realtà non c’è scelta, perché si comunica sempre. Che lo si voglia o no, anche se si sta in silenzio, si sta comunicando che non si vuole comunicare. Sarà anche retorico, ma è così. Per cui, soprattutto quando si parla di comunicazione delle aziende, la domanda da farsi non è se comunicare o meno, ma cosa comunicare, come farlo, con quale stile, a chi, dove, quando, perché … sembrerà banale e già sentito, ma di fatto conviene sempre attrezzarsi e strutturare per tempo la propria comunicazione, curando che non sia autoreferenziale, avendo un obiettivo chiaro da raggiungere, che contenga non solo il proprio interesse, ma anche -e soprattutto- quello di chi potrebbe essere interessato a ciò che si comunica. Soprattutto quando ci sono da trasmettere cose difficili, delicate, complesse. La comunicazione la si dovrebbe tenere attivata con una certa costanza, seguendo una linea e un’identità riconoscibili ad evitare di essere confusi con altri. Comunque sia, comunicare è sempre consigliabile, perché prima o poi ci si troverà a doverlo fare, magari costretti da circostanze particolari da “noi” indipendenti … ed essere impreparati a questa evenienza significherebbe avere il fianco scoperto ed esposto alle critiche e alle fantasie di chi potrebbe anche danneggiarci parlando di noi a sproposito senza un motivo apparente. Oggi più di un tempo la comunicazione non ha più solo finalità di vendita, ma nell’attuale complesso sistema delle informazioni, che viaggiano velocemente in ogni dove, ricopre anche un’opportunità di integrazione sociale delle imprese, di accettazione, di stima, di reputazione. Se non comunichi “tu”, qualcuno lo farà per “te”. Se non lo fai “tu”, qualcuno prima o poi dirà che esisti e potresti vederti attribuire ogni genere di qualità e, se non sei preparato a questa evenienza, ti troveresti nella condizione di “dover reagire e rispondere” senza averlo previsto … e sarebbe un disastro. In un mondo iper connesso come quello di oggi, scegliere di restare in silenzio, per un’azienda serve solo ad alimentare, per esempio, ridde di ipotesi sul comportamento dell’azienda stessa da parte dei “curiosi” … che sono tanti, spesso ben organizzati e determinati a scoprire se hai scheletri nell’armadio anche se non li hai! Solo per fare un esempio dei più banali, se quindici anni fa si mangiava male in un ristorante, a chi lo si poteva dire? Ai familiari, agli amici, … lo spazio d’azione era molto limitato. Oggi i portali web rendono possibile dare e ricevere contributi informativi e possibilità di partecipazione molto più ampi alle persone che ne fanno uso. E, nel  bene e nel male, questo tipo di strutture costruite nel mondo digitale per variegati scopi, stanno diffondendosi, orientando l’attenzione di un pubblico sempre più numeroso, diventando anche un modello di intervento in vari ambiti. E il prossimo ambito potrebbe riguardare la vostra impresa. Ma tornando ai basilari, comunicare significa far sapere di esistere e, come conseguenza, dire cosa si fa, cosa si produce … da cui, con una certa progressione logica, dire anche il perché. E queste semplici funzioni della comunicazione sono straordinariamente formative soprattutto per chi comunica, perché mettono nelle condizioni di scoprire che ciò che sembrava scontato, scontato non era. Però, ancora oggi, sono tante le aziende che si interrogano sull’opportunità di comunicare o meno e i motivi sono in genere legati alla formazione o alle tradizioni di chi si pone questi dubbi, o alla scarsa consapevolezza della potenza della comunicazione corretta e trasparente, rispetto al silenzio. Sia in politica, sia nelle imprese, sono ancora molte le persone di responsabilità che non considerano abbastanza quanto sia “meglio prevenire che curare” e quanto, in tal senso, la comunicazione sia fondamentale, non tanto per fare business quanto per costruire, difendere e mantenere la propria reputazione. Senza dimenticare che la comunicazione deve prevedere due vie: l’andata e il ritorno. Che significa essere preparati al dialogo con chi riceve la nostra comunicazione, che è sempre un’esperienza formativa reciprocamente arricchente. La comunicazione non è solo la caratteristica peculiare di ogni società, ne è il presupposto ineliminabile.           

Pietro Greppi

Ethical advisor e fondatore di Scarp de’ tenis

Fondatore del Laboratorio per la realizzazione del Linguaggio universale non verbale

Per entrare in contatto con l’autore: info@ad-just.it

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