Da Pitti alle passerelle di Milano: i prodromi della svolta

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C’è aria di cambiamento nella moda. In questi giorni si svolge a Firenze Pitti Immagine Uomo, e già all’inaugurazione della kermesse del menswear è partito il primo colpo: il Ministero dello Sviluppo Economico investirà 2 milioni di euro per le iniziative del Pitti, la cifra più alta che sia mai stata stanziata dal Governo per una manifestazione. Cifra che supporterà, tra le altre cose, il progetto “Firenze hometown of fashion”, che prenderà il via alla prossima edizione del salone fiorentino a giugno 2014.

Si tratta di una serie di eventi in occasione del 60° compleanno del Centro di Firenze per la Moda Italiana, con iniziative promosse da 5 maison “born in Florence” ovvero Gucci, Salvatore Ferragamo, Emilio Pucci, Roberto Cavalli ed Ermanno Scervino. Saranno inoltre realizzati cortometraggi, un documentario televisivo per i circuiti nazionali e internazionali, installazioni live e serate a tema.

Ma quello che è importante è che si respira un’aria di svolta, non tanto nell’ancor difficile congiuntura economica che attanaglia i bilanci delle aziende, quanto nella possibilità per i diversi attori del fashion system italiano di unirsi per rilanciare la moda italiana che è attaccata dalle sempre più potenti fashion week di Londra, New York, Parigi ma anche di altre capitali del mondo come San Paolo, Seoul e Dubai. La necessità di “fare sistema” è quanto ha sottolineato il nuovo amministratore delegato di Camera Nazionale della Moda Italiana, Jane Reeve, figura storica nel settore della comunicazione dove ha ricoperto il suo ultimo incarico come chairman e ceo di Jwt Italia.

La nomina di Reeve è il risultato di un processo di cambiamento all’interno di Cnmi, con la nuova governance che ha fatto scendere in campo i big della moda, infatti nel consiglio direttivo sono entrati nomi di peso come Patrizio Bertelli di Prada, Diego Della Valle di Tod’s, Ermenegildo Zegna dell’omonima casa di moda, Renzo Rosso di Otb e altri, tutti capitani d’industria un tempo isolati nel loro quartieri generali. Intanto i soldi non mancano, la “cassa” di Camera Moda si è decisamente gonfiata rispetto al 2013 quando il budget contava un milione di euro più le sponsorizzazioni, mentre quest’anno si potrebbe arrivare a 4,7 milioni di euro derivanti dalle quote associative, a cui si aggiungeranno 2,5 milioni dalle sponsorizzazioni e 500mila euro erogati dalla Camera di Commercio. Un altro segnale di unione, o meglio di riappacificazione, è stato il rientro di Giorgio Armani in Cnmi, superando le divergenze passate per ridare lustro alla settimane delle sfilate milanesi.

Partecipa a questa nuova forza unitaria anche il Comune di Milano che ha indetto una serie di incontri tra rappresentanti del mondo della moda, del design e del food per creare un calendario di eventi in vista di Expo 2015, con un logo unico di “Milano Città Creativa”, attualmente in studio per conto dell’agenzia FutureBrand. Fare sistema dunque è il primo passo per rilanciare il made in Italy, ma è da tempo attesa la svolta digitale che Jane Reeve, con il suo background nel mondo della comunicazione, saprà più di altri mettere a frutto: «Prima di settembre – afferma il nuoco ceo di Cnmi – lanceremo alcune innovazioni in area digital.

In generale, bisognerà lavorare soprattutto sul terreno social e in particolare vorrei aiutare le piccole-medie imprese, perché hanno meno strumenti rispetto alle grandi aziende e hanno bisogno di aumentare la loro visibilità e l’awareness. Il digital però non funziona solo come amplificatore di visibilità ma anche come facilitatore nell’accesso a dati, ricerche, know-how su diversi mercati». Insomma, i prodromi per il cambiamento ci sono tutti, le pedine sono sul tavolo, nei prossimi mesi vedremo giocare la partita per il rilancio della moda tricolore nello scacchiere internazionale.

Vanna Assumma

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