Fusione boom: nasce Publicis Omnicom Group. E Sorrell dice che…

Non era nell’aria, nonostante sembra che le trattative andassero avanti ormai da mesi, all’insaputa della stampa: la notizia-bomba è che Publicis e Omnicom, due grandi rivali mondiali della pubblicità, si sono fusi creando un nuovo “moloch” della comunicazione, Publicis Omnicom Group, che, con un valore di mercato borsistico di 35 miliardi di dollari e un fatturato di circa 23 miliardi di dollari, conquisterebbe il primo posto tra le holding dell’advertising, scalzando Wpp.

Il gruppo francese e quello americano parteciperanno al 50% alla nuova realtà, e i due ceo – Maurice Levy di Publicis e John Wren di Omnicom – saranno coamministratori delegati del colosso per i primi 30 mesi, successivamente Levy diventerà presidente non esecutivo e Wren assumerà l’incarico pieno di ceo. Il closing, se l’Antitrust dei due Paesi darà il via libera, dovrebbe avvenire tra fine 2013 e inizio 2014, con quotazione a Parigi e a New York e sede sociale nei Paesi Bassi. Publicis Omnicom Group avrà 130mila addetti, un board di 16 membri con 7 personalità di entrambe le holding perché l’intento è di avere una partecipazione paritaria dei due gruppi. Anche la scelta della sede nei Paesi Bassi, da quanto hanno spiegato i manager, non avviene per motivi fiscali ma per garantire uno spazio neutrale e nessuna prevaricazione delle sedi di Parigi e New York.

A caldo, il ceo di Wpp, Martin Sorrell, ha dichiarato ad Adage.com: «Si tratta sostanzialmente di un’acquisizione di Publicis da parte di Omnicom, senza esborso di denaro. Però la strategia non è chiara perché Publicis ultimamente si stava differenziando nel digitale, a differenza di Omnicom. Ho dubbi anche sulla struttura con due co-ceo, la storia insegna che non è funzionale. Rispetto alla leadership del nuovo “gigante”, sottolineo che Wpp ha le stesse dimensioni in Europa ed è addirittura superiore in Asia e in Africa, leggermente inferiore in America Latina». Del resto, sir Sorrell potrebbe godere di eventuali conflitti d’interesse che potrebbero sorgere tra clienti in concorrenza gestiti separatamente da Publicis e Omnicom, che si troverebbero adesso nella stessa realtà. Piuttosto critico appare anche David Jones, global ceo di Havas: «Non è detto che la fusione sia favorevole per i clienti e per le aziende, né che le accresciute dimensioni aiuteranno lo sviluppo del digitale o di soluzioni innovative e rapide. Agilità e velocità oggi sono più importanti delle economie di scala, infatti anche Vincent Bolloré (presidente di Havas, ndr) voleva comprare Aegis per le stesse ragioni ma non lo fece. E il fatto che Aegis, prima che venisse acquisita da Dentsu, fosse l’azienda a più veloce crescita e allo stesso tempo la più piccola, è significativo. Nel campo della creatività, i player più piccoli come Wieden e Droga, sono anche i migliori ».

Nell’intento dei due firmatari dell’accordo comunque c’è l’idea che la fusione porti sinergie tra i due gruppi, ottimizzazione dei costi (ancora non si sa se ci saranno tagli al personale), ma soprattutto maggior valore per gli azionisti. In Italia? La somma di Omnicom più Publicis, almeno nel media, rimane comunque sotto la quota di GroupM, vicina al 40% del mercato. Da segnalare come l’Agcom avesse qualche mese fa indicato come la forza del gruppo Wpp su questo versante potesse configurare una posizione dominante, con il rischio fisiologico di abuso della situazione di vantaggio e restrizione della concorrenza. E così ora da questo punto di vista è difficile capire se la nuova situazione sia migliorativa o peggiorativa di quella precedente…
Vanna Assumma

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