Benvenuta ansia

La cosa più difficile è parlare ai giovani. E’ la più difficile perché alla fine della fiera è l’unica veramente importante. Credo questo valga per qualunque professione, ma per quella della comunicazione in modo particolare, soprattutto oggi, soprattutto in Italia, soprattutto con gli italiani.

Pochi giorni fa ne ho incontrati due, un ragazzo e una ragazza, intorno ai ventitre ventiquattro anni. Avevano due belle facce. Facce sveglie epperò non furbe, quindi merce rara. Facce di chi tendenzialmente pensa, e questa è merce rarissima.

Mi guardavano attentamente, uno di fianco all’altra, con le ginocchia serrate e gli occhi spalancati. Anche io, con le mie scarpe ben lucide e la mia giacchettina, li guardavo e pensavo ‘adesso cosa caspita gli dico’?. Per un istante ho cercato di rivedermi in loro, qualche lustro fa, anche io a guardare un qualcuno dall’altra parte del tavolo, in attesa di un segnale.

La scena sembra uguale ma non lo è e la differenza, l’enorme differenza, l’ho avvertita subito. Il segnale che io aspettavo era un semplice si o no: mi prendi o non mi prendi? Mi fai entrare nel florido mondo degli spot italiani o no? Quei due ragazzi invece erano in attesa di qualcosa d’altro.

Quei due erano in cerca di un qualche segnale di conferma che il mestiere della comunicazione in Italia, oggi, in piena crisi e mentre la globalizzazione dilaga, ha ancora un senso. Ho pensato ai miei colleghi di altre agenzie che in quei giorni, come me, avevano incontrato quei due ragazzi e sono certo che nei loro occhi hanno visto quello che ho visto io: un grande punto interrogativo.

Ecco perchè quegli occhi, che cercavano qualcosa che non era solo un posto dove iniziare a lavorare, mi hanno gettato in uno splendido, augurabile, profondo stato di ansia. Torno all’asserzione iniziale: non è facile parlare ai giovani. Ma se so che non è facile significa che ne avverto la delicatezza, e questo non è poco.

In un Paese dove ognuno è abituato ad occuparsi e preoccuparsi solo del proprio sedere, quell’ansia improvvisa mi ha riempito i polmoni e ha dato senso nuovo alla giornata. Che bello se tutti ma proprio tutti sentissimo spesso quell’ansia.

Il popolo italiano in ansia per quello che sta facendo, o non facendo. Nel regno italico del chissenefrega sarebbe una rivoluzione. Gli ansiolitici verrebbero aboliti per legge. I soggetti rilassati messi all’indice. Del resto per battere le crisi distruttrici l’unica medicina efficace è, da sempre, l’ansia di costruire.

Quindi tra pochi giorni quei due ragazzi inizieranno il loro stage nei nostri uffici. L’ansia cresce.

Riccardo Robiglio

riccardo.robiglio@leoburnett.it 

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