Meglio tardi che mai

Meglio tardi che mai 

Parecchi anni orsono, quando si insediò il secondo Governo Berlusconi, nelle vesti di Presidente di un’’associazione di imprese di comunicazione, mi feci promotore di un’’iniziativa che ebbe una certa risonanza tra gli addetti ai lavori: chiesi infatti con una lettera aperta al Presidente del Consiglio, pubblicata a piena pagina dai principali quotidiani del Paese, che i benefici dell’’allora vigente ’“Legge Tremonti’” venissero estesi anche agli investimenti di carattere immateriale: formazione, ricerca e comunicazione.

Lo scopo era chiaro: far capire agli imprenditori, i medi ed i piccoli in particolare, che la comunicazione non solo costituisce un formidabile fattore strategico di successo, ma è anche la leva più efficace per far crescere le imprese ed il sistema nel suo complesso.

Quale esito ebbe quell’’iniziativa, al di là di un generico assenso da parte degli aventi causa, in primis lo stesso Presidente del Consiglio, è purtroppo cosa nota: non se ne fece nulla. Gli stessi mezzi di comunicazione, che pure ospitarono l’’iniziativa, non ne colsero fino in fondo il valore: d’’altro canto, in quegli anni, i chiari di luna di oggi erano di là da venire, la raccolta pubblicitaria era in costante crescita e il profilo reddituale delle concessionarie era assai soddisfacente.

Per parte loro le organizzazioni datoriali, Confindustria e Confcommercio, pur lodando l’’iniziativa quale stimolo alla diffusione tra i propri associati di una maggiore consapevolezza sul ruolo e sull’’importanza della comunicazione in un’’ottica di crescita e di sviluppo, non si impegnarono, come ci si sarebbe potuti attendere, in un’’azione di pressione sui decisori. Per farla breve, al di là del plauso dei colleghi e dell’’amico Giulio Malgara, allora Presidente di Upa, non ottenni altro.

Oggi, in un’’intervista a Prima Comunicazione, il Presidente del Gruppo Editoriale l’’Espresso, Carlo De Benedetti, rispolvera quella proposta, ma con una motivazione diversa: non quella di puntare ad una diffusione della cultura della comunicazione, ma, come sempre succede in questo Paese, chiedendo aiuto, alla luce delle difficoltà che il settore sta vivendo e dell’’emergenza che si profila nei mesi a venire.

’“Occorre la consapevolezza che il settore è arrivato al limite della sua sopravvivenza e che molte decine di giornali chiuderanno nel corso del 2013’’’’ dichiara infatti De Benedetti, aggiungendo, nel tentativo di defilarsi dalla folta schiera di questuanti che affollano le anticamere di coloro che hanno l’’ingrato compito di gestire le scarsissime risorse disponibili, che ’“cercare di preservare l’’editoria sana e aiutare le aziende inserzioniste a farsi meglio conoscere è vitale per la crescita civile ed economica del Paese’’’’.
Alla buon’’ora, Presidente!

Lorenzo Strona
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