Ripartire al femminile

Con questo articolo di Marianna Ghirlanda, prosegue “Ripartire al femminile”, serie di riflessioni dedicata all’approfondimento del dopo emergenza dal punto di vista delle donne. Ovvero quelle che, secondo molti, sono le grandi dimenticate dell’emergenza Covid, che in realtà le ha viste protagoniste assolute sul lavoro e sul fronte domestico.

Marianna Ghirlanda, responsabile Centro Studi UNA

Contrariamente a ogni nostra aspettativa, all’improvviso ci siamo trovati nel mezzo di una pandemia globale e abbiamo dovuto affrontare questo evento sia come individui, che come comunità, che come lavoratori. Ciascuno di noi ricopre più ruoli che ci hanno portato a reagire in maniera differente a questa situazione completamente nuova. Probabilmente tutti abbiamo avuto paura, ci siamo preoccupati come prima cosa di noi stessi e della nostra famiglia, poi dei nostri colleghi e vicini e poi del nostro lavoro e delle risorse economiche che ci sono necessarie. In aggiunta a tutto questo le famiglie con figli in età scolare si sono trovate a gestire i bambini e i ragazzi che, senza scuola e servizi di supporto, hanno bisogno di essere seguiti e spesso aiutati con programmi scolastici pressanti attraverso strumenti completamente nuovi per i quali non dispongono di totale autonomia. Purtroppo nella maggior parte dei casi questo peso è ricaduto sulle mamme, che numerose si sono trovate a dover dividersi tra smart working, lavori domestici, cucina, scuola virtuale, cura dei bimbi piccoli. Basta scorrere il feed di qualsiasi social network per vedere numerosi post di madri che riportano quanto questa situazione sia complessa e ingestibile.  Il tema che credo sia importante evidenziare è il nostro retaggio culturale che ci porta automaticamente a investire la madre nel ruolo di colei che accudisce i componenti fragili della famiglia e si occupa della gestione domestica, mentre i padri sono impegnati al lavoro. È un’interpretazione dei ruoli radicata così nel profondo che fa sì che anche le donne stesse la accettino e la diano per scontata. Io credo che sia il momento per riflettere su questo tema con attenzione e rivedere i ruoli all’interno della famiglia, in particolare mettendo al centro il concetto di genitorialità che prescinde dal genere dei genitori. Il concetto di maternità che ha sostenuto la nostra società per secoli deve evolvere per adeguarsi allo sviluppo socio economico che vede nella parità di genere un valore imprescindibile per il benessere non solo delle donne, ma dell’intera società. È necessario che le donne per prime riflettano sul fatto che il loro lavoro non è secondo a quello dei loro compagni di genere maschile, che i ruoli devono essere paritari, che non è dato per scontato che al momento della ripresa siano ancora una volta solo le mamme a rimanere a casa tra smart working e smart schooling. Il nuovo decreto legge prevede che i genitori con figli in età scolare possano continuare, ove possibile, a lavorare in smart working fino al 31 luglio. Il decreto si riferisce giustamente ad entrambi i genitori e non solo alle madri. Quindi io invito tutte le mamme a riflettere e non dare per scontato che siano loro quelle che devono stare a casa, ma una turnazione può essere un buon modo per tutelare la vita professionale di entrambi i genitori. Devono essere le donne le protagoniste di questo cambiamento. Il centro studi di UNA sta effettuando ricerche per monitorare la situazione e continueremo a farlo per riportare un quadro aggiornato della condizione femminile nel nostro settore.

Marianna Ghirlanda

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