Consumatori e marketing digitale: una ricerca di GroupM

Il report “Consumer Trust in Digital Marketing” di GroupM, media holding del Gruppo Wpp, che ha coinvolto circa 14.000 consumatori in 23 Paesi, offre spunti di marketing sugli atteggiamenti dei consumatori nei confronti del marketing digitale e si concentra soprattutto sulla relazione di fiducia del consumatore, evidenziando gli interventi necessari per trasformare i rischi in opportunità. In che modo i marchi sono influenzati dagli ambienti digitali in cui appaiono, preoccupazione per la privacy dei dati, evoluzioni delle soluzioni organizzative, tecniche e normative per offrire un maggiore controllo, come la pubblicità digitale richiede ai professionisti di marketing di sviluppare le relazioni con i consumatori e gli influencer. La ricerca ha rivelato che i consumatori reagiscono in modo più positivo alla pubblicità tv e che oltre un terzo dei consumatori (37%) ritiene che, spesso, le pubblicità digitali siano troppo invadenti. È essenziale garantire fiducia attraverso le piattaforme: le principali sfide includono fake news sui social, cyberbullismo e online predator. Il secondo aspetto riguarda la privacy dei dati che rimane una preoccupazione significativa per i consumatori a livello globale. Infine, i consumatori stanno ricevendo più comunicazioni dai brand di quanto desiderino. Gli esperti di marketing dovrebbero lavorare per ottimizzare l’esperienza del cliente adattando la frequenza e i tipi di messaggi. I professionisti del marketing digitale dovrebbero porre ancora maggiore enfasi sulle tattiche di comunicazione (come, ad esempio, lavorare con micro e nano-influencer) che possono aiutare a mitigare l’affollamento della pubblicità online. In questo delicato momento storico, i brand hanno bisogno di capire se e quanto possa essere funzionale affiancarsi a contenuti legati al tema del Covid-19. Questo non è un compito semplice data l’ampiezza e la profondità dell’argomento e le continue variazioni che ne derivano. In particolar modo, i brand vorrebbero evitare di apparire accanto alla pletora di fake news e disinformazione che circolano sull’argomento. Proprio per questo motivo hanno bisogno di essere accompagnati da partner digitali che li aiutino a mettere in atto una specifica strategia di comunicazione. Non sono ancora del tutto chiare, invece, le implicazioni legate alla costruzione della fiducia attraverso dati, ma è senza dubbio possibile che l’epidemia da Coronavirus possa accelerare la consapevolezza dei consumatori sulla tematica data privacy. Se questi, infatti, dichiarano di poter tollerare che i loro dati sensibili vengano utilizzati per il bene della società (es. nel tracciamento dei movimenti utili alla sanità pubblica) allo stesso tempo cresce la possibilità che i consumatori richiedano una maggior tutela, affinché i dati non vengano utilizzati per scopi commerciali senza il loro consenso. Tutto questo richiederebbe un uso strategico dei dati ancora più attento e orientato al futuro. Inoltre, la pandemia probabilmente aumenterà il controllo minuzioso dei consumatori sulle comunicazioni dirette che ricevono dai brand.

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