Edelman Trust Barometer, italiani più fiduciosi verso media, governo, Ong e business

Si è tenuto all’Università Luiss Guido Carli di Roma il convegno “Il rischio reputazionale nell’era dei social media” organizzato dall’associazione Valore D nell’ambito del progetto “InTheBoardroom”; un programma ideato con l’obiettivo di guidare e promuovere l’inserimento di donne di talento nei cda. Tra i relatori dell’evento Fiorella Passoni, general manager di Edelman Italia, che ha illustrato alcuni dati relativi all’Italia della ricerca annuale Edelman Trust Barometer. Negli ultimi 10 anni, le 4 istituzioni esaminate – media, governo, Ong e business -, l’Italia ha aumentato il proprio livello di fiducia di 15 punti percentuali e, tenendo presente la totalità del campione (mass population), raggiunge il secondo posto in Europa, dopo l’Olanda, per livello di fiducia. I dati confermano l’importanza di mantenere costante la comunicazione con i pubblici di riferimento perché questa gioca un ruolo importante nel mantenimento della reputazione e nella costruzione della fiducia. Nell’arco di 10 anni, i media passano dal 40% di fiducia al 48%. Secondo il Trust, un terzo della popolazione italiana oggi non ha alcun rapporto con i media (rientra cioè nella categoria “disengaged”) e sono soprattutto over 55 mentre quelli più ingaggiati (i cosiddetti “amplifier”) sono soprattutto giovani. In merito ai media che riscuotono più fiducia, l’indagine evidenzia che i motori di ricerca sono in testa, crescono i media tradizionali e i media proprietari mentre i social media sono in flessione. L’indagine evidenzia come, ai fini della fiducia e quindi del mantenimento della reputazione, sia molto importante attivare e mantenere i rapporti con tutta la platea degli stakeholder e quindi comunicare con i giornalisti, con il mondo finanziario, con i dipendenti. Questi ultimi fanno riscontrare un trend crescente in termini di fiducia anno su anno. L’indagine mette in evidenza il lavoro impegnativo che i leader aziendali si trovano a dover affrontare, visto che il campione considera la gestione quotidiana dell’azienda come scontata. In Italia il 66% degli intervistati (più 5% rispetto allo scorso anno anche se il nostro paese è 10 punti percentuali sotto la media internazionale, cresciuta di 11 punti percentuali quest’anno) ritiene che i leader aziendali debbano prendere posizione su tematiche molto scottanti che fino a qualche anno fa erano demandate alle autorità governative. Per gli intervistati, tra i temi principali sui quali i ceo possono produrre cambiamenti positivi ci sono paghe più giuste, formazione sui lavori del domani e tematiche ambientali. Nel campione si registra un gap piuttosto rilevante tra importanza attribuita ad alcune caratteristiche dei CEO e l’effettiva performance percepita, ad esempio 14 punti rispetto al comportarsi in modo trasparente e onesto oppure 11 punti in merito all’adottare comportamenti di alto valore etico. La fiducia nei leader aziendali è molto influenzata dai valori personali, dalla loro educazione e da come si è determinata, dagli ostacoli che hanno dovuto superare e dalla loro storia personale di successo. Risulta quindi poco comprensibile il comportamento di leader piuttosto restii a mettersi in evidenza per una parte di intangible assets che però l’indagine considera come assolutamente rilevante.

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *