Il web del futuro secondo i “campuseros”

Grazie al report World_Wide_We, presentato al Campus Party di Milano (dal 24 al 27 luglio) e che ha coinvolto la community dei “campuseros”, i partecipanti ai Campus Party presenti in 14 Paesi che dormono in tenda in un’area camping all’interno dell’evento, Kantar per Campus Party ha raccolto atteggiamenti, attitudini e percezioni sul web di oggi e naturalmente idee per la rete di domani. In ottica di co-creation, i campuseros sono stati invitati ad esprimersi su questi temi, dalla lotta alle fake news al fenomeno dell’hate speech, dalle proposte di nuovi metodi di sostentamento per i siti web, alla difesa della privacy. È stato inoltre possibile raccogliere idee specifiche per un web migliore. I quattro finalisti hanno presentato a Sir Tim Berners-Lee, inventore del World Wide Web, e a tutta la platea del Main Stage dell’evento, le loro proposte concrete, nella modalità unica e distintiva di Campus Party, per ispirare l’evoluzione della rete. Il feeling diffuso nei confronti della rete da parte dei campuseros è sempre molto positivo: #apertura, #libertà, #frenesia, #sorpresa, #novità sono le variabili emozionali che definiscono un’esperienza e una percezione ricche e coinvolgenti. Emergono anche aree come #novità, #trust e #sicurezza con percentuali di accordo meno elevate, segno di problematicità, evidenze di temi che meritano di essere discussi. La ricerca ha inoltre evidenziato che il 66% dei campuseros ritiene importante (e sarebbe disposto a pagare) avere un web che tuteli la privacy, che non raccolga dati personali, non li metta a disposizione dei giganti del web, che sia garantito contro le fake news. Il 98% degli intervistati ha ben chiaro il modello di business basato sulla pubblicità, che sostiene i siti di news, i social network, i motori di ricerca: la loro opinione vede un terzo dei rispondenti d’accordo con il modello, ma un 50% invece disturbato dal sistema che prevede lo sfruttamento dei propri dati (un 12% non se ne cura, mentre un 5% non è informato). La raccolta e gestione dei dati personali focalizza l’attenzione ed evidenzia un malessere diffuso. La raccolta dei dati di comportamento che sono venduti a terzi (81%), ma anche solo la raccolta (73%) e le geolocalizzazioni (71%) così come anche i dati relativi alla navigazione (64$) evidenziano disagio e malcontento.

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