Diversity Brand Index, crescono i ricavi dei brand più inclusivi

I brand che investono in diversità & inclusione registrano una crescita nei ricavi fino a +20% rispetto a brand non inclusivi. Forse è questo uno dei dati più significativi emersi dalla seconda edizione del Diversity Brand Index, progetto di ricerca condotto da Diversity, associazione impegnata nel diffondere la cultura dell’inclusione, e Focus Management, società di consulenza strategica, per misurare la capacità dei brand di sviluppare con efficacia una cultura orientata alla diversity&inclusion. Oggi più che mai, l’impegno nella D&I ha non solo un forte impatto sulla reputazione delle aziende, ma è tra i fattori determinanti in grado di generare fiducia nei brand e alimentare di conseguenza brand equity e passaparola positivo, indirizzando le scelte d’acquisto di consumatrici e consumatori. Secondo la ricerca, infatti, le aziende percepite come inclusive – cioè quelle più attente alla diversità in senso ampio (genere e identità di genere, età, orientamento sessuale e affettivo, credo religioso, disabilità, status socio-economico ed etnia) – sono più apprezzate dal mercato, attirano più talenti, migliorano le proprie performance economiche.

La ricerca ha raccolto le valutazioni di 1.035 cittadine e cittadini che hanno citato e espresso le loro opinioni su 453 brand, suddivisi per le sette forme di diversità incluse nella metodologia utilizzata: genere e identità di genere, età, orientamento sessuale e affettivo, credo religioso, disabilità, status socio-economico ed etnia. Ciò che emerge con forza è che l’impegno sulla D&I non passa inosservato e genera riflessi molto positivi per le aziende: – il 51% dei consumatori sceglie con convinzione brand inclusivi; – Un ulteriore 23% nel percoso di scelta preferisce brand che investono sulla D&I; – i brand inclusivi generano un Net Promoter Score (NPS=indicatore del passaparola) più alto rispetto a quelli non inclusivi, con un forte impatto sia sulla reputazione aziendale che sulla fiducia da parte di consumatrici e consumatori, più propense/i a consigliare o farsi ambassador di un brand percepito come inclusivo. Al contrario per le aziende percepite come non inclusive il NPS scende fino al -81,8% (rispetto al -43% registrato nel 2018). Ciò che fa la differenza nel comportamento d’acquisto è il valore che ogni singolo individuo associa a un marchio, a un brand, a un’azienda. L’inclusione dunque non è più considerata un tabù, ma è un vero e proprio asset di crescita strategico per le aziende, come ha ricordato Emanuele Acconciamessa, coo di Focus Management. Le aziende più inclusive sono risultate: American Express, Barilla, BNL – BNP Paribas, Carrefour, Coca-Cola, Durex, Eataly, Freeda, Garofalo, Google, Helvetia, ING, Lierac, Nestlé, Rai, Sky, Sorgenia, Tim, Vitasnella, Vodafone.

 

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