Ivrea è patrimonio dell’Umanità

Tra i nuovi luoghi protetti dall’Unesco ve n’è anche uno tutto italiano: è Ivrea, il 54esimo sito italiano Patrimonio dell’Umanità. Laddove nel 1908 Camillo Olivetti aprì la prima fabbrica di famiglia. Il progetto industriale e socio-culturale che fu realizzato in città, soprattutto grazie al lavoro di Adriano Olivetti, è unico al mondo. La città industriale di Ivrea, ideata dal visionario imprenditore piemontese, è stata iscritta nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Un progetto che, nel Secondo Dopoguerra, coniugava imprenditoria e ideali umanistici attraverso nuovi approcci all’urbanistica. Perché è stata scelta Ivrea? Perché “esprime una visione moderna del rapporto tra produzione industriale e architettura. Ma da dove parte questo riconoscimento Unesco? C’è una grande storia dietro. A proposito delle imprese, Olivetti affermava che esse “non sono fine a se stesse, ma esistono per svolgere una determinata funzione speciale. Esse sono strumenti per assolvere fini che le trascendono. Sono organi di sviluppo. Quindi non producono solo ricchezza e lavoro, ma anche cultura, bellezza e qualità della vita”. Secondo Olivetti “Non si può fare il mestiere di manager, affermava, se non si capisce il nero dei lunedì nella vita di un operaio”. L’Unesco ha quindi riconosciuto il 2 luglio Patrimonio dell’Umanità il modello di capitalismo inventato nella città piemontese da Adriano Olivetti (1901-1960).

Fondata nel 1908 da Camillo Olivetti, la città industriale di Ivrea si concretizza come prototipo di “città contemporanea” grazie alla visione dell’ ingegnere Adriano Olivetti, imprenditore dotato di intuito, visione e praticità, intercalato nell’epoca in cui visse ma con animo da umanista. A lui si deve, infatti, la progettazione di una città industriale in cui ideali sociali e culturali vengono sperimentati sulle forme architettoniche e sui processi d’impresa, mettendo al primo posto il benessere delle comunità dei lavoratori che, in quella città reale e anche ideale, non solo lavorano ma vivono insieme alle loro famiglie. La maggior parte dello sviluppo di Ivrea avviene quindi tra gli anni Trenta e Sessanta, periodo in cui l’azienda dell’ingegnere inizia a produrre macchine da scrivere, calcolatrici meccaniche e computer, rappresentando così uno dei momenti di punta di quello che è passato alla storia come il boom economico italiano. Simbolo di questa temperie culturale e della nuova visione intrapresa dall’azienda è la mitica Lettera 22, macchina da scrivere progettata dall’architetto e designer Marcello Nizzoli con la collaborazione dell’ingegnere Giuseppe Beccio. La forma della città e gli edifici urbani di Ivrea sono stati progettati da alcuni dei più noti architetti e urbanisti italiani di quel periodo: il già citato Marcello Nizzoli, Annibale Fiocchi, Gian Antonio Bernasconi, Pietro Porcinai, che portano avanti e rivoluzionano il progetto di città industriale originariamente ideato da Luigi Figini e Gino Pollini. La città ricopre un’area di 70mila ettari, in cui si trovano 27 edifici e complessi architettonici: stabilimenti produttivi, uffici, residenze per dirigenti e operai, servizi per la comunità come asilo nido, mensa, biblioteca, centri ricreativi e anche una scuola per formare i disegnatori meccanici. Un progetto, però, di cui oggi vengono riconosciute la portata e l’importanza nell’ambito della storia del XX secolo:  “Il valore eccezionale della costruzione di Ivrea città industriale del XX secolo si pone fin dall’inizio della sua realizzazione all’attenzione nazionale e internazionale come risposta alternativa e di straordinaria qualità, in termini strutturali e sociali, ai quesiti posti dal rapido evolversi dei processi di industrializzazione”, si legge nel dossier di candidatura sottoposto all’Unesco. Accanto a Ivrea che ce l’ha fatta, c’è la delusione per un’altra grande realtà italiana. Ma il riconoscimento Unesco per Conegliano Valdobbiadene “è a portata di mano”, dicono i sindaci dei Comuni della Denominazione Conegliano-Valdobbiadene dopo che l’Assemblea Unesco del 1° luglio ha emesso il verdetto di ‘Referall”, cioè, di fatto, un rinvio.

Adele Messina

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