“Nascita di una Nazione” a Firenze

Nascita di una Nazione. Tra Guttuso, Fontana e Schifano“, è viaggio tra arte, politica e società nell’Italia tra gli anni Cinquanta e il periodo della contestazione attraverso ottanta opere di artisti come Renato Guttuso, Lucio Fontana, Alberto Burri, Emilio Vedova, Enrico Castellani, Piero Manzoni, Mario Schifano, Mario Merz e Michelangelo Pistoletto. Così, Palazzo Strozzi riapre le porte a una nuova mostra. Appena inaugurata, all’insegna del tricolore, è un viaggio attraverso simboli, protagonisti e ideologie. Appena inaugurata, è uno straordinario percorso tra arte, politica e società nell’Italia tra gli anni Cinquanta e il periodo della contestazione del Sessantotto attraverso ottanta opere. L’esposizione, a cura di Luca Massimo Barbero, vede per la prima volta riunite assieme opere emblematiche del fermento culturale italiano del secondo dopoguerra, gli anni del cosiddetto “miracolo economico”, momento di trasformazione profonda della società italiana fino alla fatidica data del 1968. È in questo ventennio che prende forma una nuova idea di arte, proiettata nella contemporaneità attraverso una straordinaria vitalità di linguaggi, materie e forme. Un itinerario artistico, quello della mostra, che parte dalla diatriba tra Realismo e Astrazione, prosegue con il trionfo dell’Arte Informale per arrivare alle sperimentazioni su immagini, gesti e figure della Pop Art in giustapposizione con le esperienze della pittura monocroma fino ai nuovi linguaggi dell’Arte Povera e dell’Arte Concettuale. Come in una sorta di “macchina del tempo” costruita per immagini dal curatore con un taglio originale e mai pesante, l’esposizione narra il periodo più fertile dell’arte italiana della seconda metà del Novecento, che oggi è riconosciuto come contributo fondamentale per l’arte contemporanea, ripercorrendo alcuni temi identitari di un Paese in cui l’arte viene concepita sia come forza innovatrice sia come strumento di approfondimento di un più ampio contesto culturale. “Nascita di una Nazione vuole offrire una chiave di lettura ad un periodo artistico che si è intrecciato indissolubilmente con lo sviluppo dell’Italia e che ha tratto dalla politica, dal costume e dai cambiamenti sociali linfa vitale – spiega il curatore, Luca Massimo Barbero – Le sale riassumono le tensioni sociali, politiche, culturali e sociali di quegli anni dando un quadro straordinariamente ricco ed eterogeneo di ricerche artistiche che può sorprende vedere qui riunite per assonanze e contrasti, ma che fotografano un dialogo che risulta, a maggior ragione oggi, assolutamente vitale”. Ad aprire il percorso della mostra ecco pararsi l’imponente “Nascita di una Nazione”, uno dei capolavori del ‘realismo militante’ di Renato Guttuso, la battaglia di Ponte dell’Ammiraglio (1951-1955) realizzata per l’Istituto di Studi Comunisti Palmiro Togliatti delle Frattocchie. Attorno alla grande tela, documenti e immagini filmate che ripercorrono la storia del nostro paese dagli anni  ’50 fino al ’68 tratte dal mondo del cinema, della moda della politica in opposizione ad altre espressioni di quello stesso periodo. In dialogo con l’opera iconica di Guttuso, le poetiche delle nuove avanguardie rappresentate dall’astrazione antirealista di Giulio Turcato con le bandiere rosse stilizzate del suo “Comizio” (1950) e da due opere del decennio successivo, il provocatorio collage su stoffa Generale incitante alla battaglia (1961) di Enrico Baj e il décollage sul volto di Benito Mussolini, “L’ultimo re dei re” (1961) di Mimmo Rotella.

“Questa mostra si iscrive nella consolidata indagine intorno all’arte e alla cultura della modernità condotta da Palazzo Strozzi negli ultimi anni – le parole del direttore generale della Fondazione, Arturo Galansino – Oltre a ricordare il cinquantesimo anniversario del fermento culturale e sociale legato al Sessantotto, l’esposizione celebra lo straordinario momento creativo del secondo dopoguerra italiano, un periodo pienamente riscoperto nella sua importanza storico artistica prima all’estero, sia dalle grandi istituzioni museali che dal collezionismo internazionale, che nel nostro Paese”.   Adele Messina

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