McCann e NeMO danno voce a chi non l’ha

In collaborazione con il Centro Clinico NeMO, McCann Worldgroup Italia ha realizzato il progetto “My Voice, un esperimento sociale” per dimostrare che la nostra voce ha una bellezza e un’importanza molto più grande di quelle che noi le attribuiamo. E per questo, donarla a chi non ce l’ha più attraverso l’app NeMO-My Voice. Cinque persone sono state invitate in uno studio, ignare di quello che sarebbe successo e intervistate con domande di ogni tipo. Tutte hanno poi riascoltato la propria voce e si sono vergognate o hanno espresso un parere negativo. Ma l’esperimento non era ancora finito: quando hanno sentito le proprie voci utilizzate da un malato di SLA, mostratosi davanti a loro per comunicare con una voce vera e umana attraverso il computer, la loro opinione è profondamente cambiata e la vergogna ha lasciato spazio a ben altre emozioni. Questo esperimento sociale ha come finalità l’invito a scaricare la nuova versione dell’App Nemo-My Voice e registrare #UnaParolaPerNeMO, donandola a chi non ha più una voce a causa della SLA, una malattia neuromuscolare degenerativa che si porta via tutto, anche la voce. Ogni parola donata andrà ad arricchire un database di voci online. Per l’agenzia hanno collaborato chief creative officer Alessandro Sabini, creative director Eoin Sherry e Fernando Dominguez, art director Giorgia Raffaelli, copywriter Andrea Piovesana, graphic designer Helena Pinillos. La casa di produzione è Think|Cattleya con la regia di Joana Skiavini.

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