EXPO 2015: IL CUORE IN UN PIATTO… ARGENTINO

img078.jpg Con questo articolo non parleremo di brand, di partnership, di sponsorship o di below the line. Parleremo di persone.

“Ad Expo mangiare costa caro!” questo è il tormentone che, dal primo Maggio, echeggia nelle orecchie, mie e di quelle di coloro che ne parlano.

La versione interrogativa “È vero che ad Expo mangiare costa caro?” è esattamente la seconda domanda che mi viene posta, una volta svelato che mi trovo li per lavoro quasi tutti i giorni. Solitamente mi viene posta dopo la domanda: “Dopo tutti i soldi che si sono mangiati, è davvero bello come dicono?”.

Expo non è bello e non è brutto. Il punto è un altro: Expo è il Bignami del mondo.

E allora tornando alla seconda domanda, quella relativa al costo del nutrirsi, come sempre dovrebbe succedere i numeri hanno bisogno di essere contestualizzati e rapportati alle variabili in gioco.

Se chiedessi un panino al prosciutto cotto, per quanto possa essere buona la materia prima, mi aspetterei un prezzo non lontano dalle 5 euro, ma se chiedessi della carne di qualità, tanto per fare un esempio, possibilmente fresca, cucinata a dovere e servita con cortesia ed eleganza mi aspetterei un prezzo decisamente diverso.

Le aspettative sono, fortunatamente, molto soggettive e tornando a bomba nel mondo “Expo” c’è un padiglione su tutti che riesce a soddisfarle nella totalità dei casi.

Il padiglione dell’Argentina si fa rappresentare dal claim “Argentina te alimenta” (l’Argentina ti nutre) e si trova in posizione centrale tra la Colombia e il cluster di frutta e Legumi.

Cosa ha di speciale? Semplicemente la qualità dei prodotti, ma soprattutto di chi ci lavora.

La parte meno interessante è che la carne è eccellente, la parte un po’ più interessante è che si spende poco meno del giusto prezzo e la parte più interessante è che si ha a che fare con professionisti come il Maître Sommelier Gianpiero Musso che di più ricco del curriculum ha solo il suo animo.

Potrei prendere il suo ordinatissimo archivio ed elencare tutti i suoi riconoscimenti, raccontare di quando ha servito il Santo Padre Giovanni Paolo II, del suo diploma AIS, del suo ristorante stellato a Tigliole d’Asti o del suo lavoro con Eataly, ma l’unica cosa che secondo me ha davvero importanza è che si tratti di uno dei pochi, ultimi Signori rimasti. Umiltà, disciplina e un grande cuore al servizio di chi ama la buona cucina e soprattutto di chi riconosce, al di là dei numeri, il vero valore dell’animo umano.

Il mio consiglio quindi non vuole essere “Andate a mangiare nel padiglione Argentina perché si mangia benissimo e si spende il giusto”, io lo faccio spesso ma come si dice in questi casi: de gustibus non est disputandum. Vorrei invece convincervi che dietro ad una grigliata di grande c’è qualcuno, come Gianpiero, che ci mette la faccia, le mani e soprattutto, cosa sempre più rara, il CUORE.

Simone Sirgiovanni

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