IAB Italia, FPM e FAPAV insieme per contrastare la pubblicità sui siti pirata

Carlo Noseda
Carlo Noseda

Si è conclusa la quarta edizione di IAB Events, l’annuale incontro con le istituzioni, promosso da IAB Italia, che ha ospitato ieri un confronto sul tema della tutela della legalità in rete come elemento fondamentale per lo sviluppo del business e per la crescita dell’economia digitale in Italia. L’evento, che ha riunito a Roma i principali attori a livello governativo e parlamentare, i protagonisti della Industry e delle Authority del nostro Paese, è stato occasione per presentare il Memorandum of Understanding sul contrasto alla pirateria su internet, iniziativa nata dalla collaborazione tra IAB Italia (Interactive Advertising Bureau), FPM (Federazione contro la Pirateria Musicale e Multimediale) e FAPAV (Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali) per affiancare concretamente le Istituzioni nella lotta alla pirateria online, contrastando l’inserzione pubblicitaria sulle piattaforme web illegali. L’accordo vede, per la prima volta, industria pubblicitaria e le associazioni di riferimento per la tutela dei contenuti collaborare per ostacolare lo sviluppo dei siti web che favoriscono lo scambio non autorizzato o la diffusione abusiva di contenuti protetti dal diritto d’autore. Il MoU pone le basi per un meccanismo di autoregolamentazione che andrà ad agire per bloccare l’inserzione pubblicitaria sui siti illegali, tagliando una delle loro principali fonti di finanziamento e consentendo così di tutelare l’industria dei contenuti, ma anche il mercato dell’advertising online, offrendo nuove e concrete garanzie agli investitori. Sulla falsariga di best practice internazionali, i titolari stessi dei diritti, unici a poter sollevare e dimostrare le violazioni subite da parte di siti pirata, ne daranno segnalazione ad un organismo paritetico di prossima costituzione, facendo scattare così il meccanismo di comunicazione a concessionarie e investitori pubblicitari. «In un mercato digitale che cresce, la pirateria rappresenta un enorme ostacolo: solo una rete etica e sicura può consentire alla digital economy di continuare a svilupparsi, rendendo il nostro paese sempre più attraente per gli investitori e portare con sé nuove opportunità da un punto di vista economico ed occupazionale – ha esordito Carlo Noseda, presidente di IAB Italia, nell’aprire i lavori. – Ostacolare l’inserzione pubblicitaria sui siti pirata vuol dire eliminare una delle principali fonti di reddito di questo mercato parallelo, che minaccia lo sviluppo di un mercato sano e legale, driver di competitività per il Sistema-Paese. L’obiettivo di questa collaborazione è approdare a nuovi modelli di governance delle pratiche commerciali per limitare l’illegalità sul web, tutelare i produttori di contenuti, gli operatori del mercato pubblicitario, gli investitori e anche gli utenti». A confermare l’impatto economico negativo della pubblicità sui siti illegali, è stata la presentazione di Enzo Mazza, Presidente di FPM, secondo cui i siti torrent e linking attirano una parte significativa dei profitti pubblicitari: il fatturato aggregato di un panel di 596 siti è stimato in 226,7 milioni di dollari con un profitto medio dell’83%. Di questi siti, i 45 più grandi, cioè il 7,6% del totale, rappresentano il 62,5% dei ricavi. «Il Memorandum, realizzato grazie all’impegno di IAB, intende favorire in sede di autoregolamentazione, una strategia coordinata contro la possibilità, per i siti illegali, di ottenere investimenti pubblicitari – ha dichiarato Enzo Mazza. – Si tratta di un mercato nero della pubblicità che fa fruttare importanti profitti a queste organizzazioni criminali. Questo accordo è quindi un passo importante che coniuga l’azione di enforcement portata avanti dalla GdF, e da Agcom in sede amministrativa, con un’azione di follow the money utile a mettere in difficoltà le piattaforme illecite. Oggi bisogna lavorare e sostenere i modelli di business legali sull’offerta di musica online, che già rappresentano un terzo del mercato musicale, e l’intesa sottoscritta va appunto in questa direzione».

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