La comunicazione SanFruit cambia

Attualità SanFruitVia da bus, tram e metropolitane milanesi, come richiesto con fermezza dal Comune di Milano, il poster del succo SanFruit, nuovo prodotto Sant’Anna accostato al fondoschiena di una modella. Era stato lo stesso Comune di Milano a chiederne la rimozione interpretando questa come una “pubblicità discriminatoria”. Alcuni giorni fa la vicesindaco Ada Lucia De Cesaris aveva dichiarato: «Non offendono solo le donne, ma l’intera città e sono contrari alla delibera comunale sulla pubblicità discriminatoria». A queste dichiarazioni sono seguite quelle di Atm che ha precisato di aver stipulato con IGPDecaux un contratto per la gestione degli spazi pubblicitari in metropolitana e sui veicoli di superficie. «
Atm non autorizza e non approva il contenuto di tutte le pubblicità esposte, ma fornisce il proprio benestare solo nel caso in cui le venga preventivamente sottoposto il materiale pubblicitario che a giudizio dell’affidatario (IGPDecaux) necessita di un’ulteriore valutazione perché potrebbe causare reazione negativa da parte dell’opinione pubblica o degli enti locali. Nel caso della pubblicità della ditta Sant’Anna, IgpDecaux – che già aderisce all’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria – non ha ritenuto di richiedere nessuna valutazione preventiva da parte di Atm. Secondo gli accordi stipulati nel contratto di affidamento della gestione degli spazi, l’affidatario non può esporre pubblicità che crei pregiudizio all’attività ed all’immagine di Atm, delle istituzioni o che sia in contrasto con le norme vigenti, compresa la delibera comunale n. 1288 approvata nel giugno 2013 “Indirizzi fondamentali in materia di pubblicità discriminatoria e lesiva della dignità della donna”. A questo proposito Atm, consapevole del proprio importante e gravoso ruolo come gestore del delicato e complesso sistema del trasporto pubblico locale e dell’alta visibilità di ogni accadimento che la riguardi anche indirettamente, ha invitato IGPDecaux a porre crescente attenzione alle tematiche sollevate». Sulla pagina Facebook l’azienda si è scusata per aver urtato la sensibilità di molti consumatori. (b.t.)

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