#RIVOLUZIONECREATIVA C’est une Révolte?» «Non, Sire, c’est une révolution» Luigi XVI e il duca di Liancourt alla notizia della caduta della Bastiglia.

alfredo–accatinoTutto ha avuto inizio il 16 ottobre 2011 quando in un’uggiosa domenica di autunno venne condivisa sui social una “Lettera aperta ai creativi e ai lavoratori della mente”.

Un documento che avevo scritto di getto che, per la prima volta, ipotizzava di tutelare e difendere i diritti di una categoria trasversale di professionisti operativi in tutti gli ambiti delle espressioni creative: comunicazione, arti, web, editoria, design, moda, spettacolo, media, entertainment. Senza distingui, senza Serie A e Serie B. E, soprattutto, senza celolunghismo. Con la volontà di unire, in un’unica rivendicazione politica, sociale, giuridica, fiscale, i diritti di “creativi” e delle “imprese creative”, identificando forme di tutela e valorizzazione collettiva, ripensando totalmente le dinamiche del diritto d’autore. Tema, ahimè, sconosciuto in molte realtà: ADV in primis.

In poche ore la “Lettera”, con 10.000 condivisioni spontanee, raggiunse un vero e proprio record di viralità. Il sito (due paginette e un wall) fu oggetto di 72.000 visite nelle prime 48 ore e di 180.000 contatti in 3 mesi. Un record di scambi che trasformò la letterina nella notizia più letta in rete in quella settimana in Italia.

Cosa è successo da allora? Non molto. Ma un concetto ha preso piede: “Le cose che non vanno bene si possono cambiare”. Punto.
Così, a due anni da quella provocazione, e dopo un po’ di interventi fatti in giro per l’Italia, oggi rilancio il tema, proponendovi una petizione in 20 punti. Spigolosi e fastidiosi come sabbia dentro una lente a contatto. Anche perché ho scoperto come quel branco di sfigati siano in realtà 2 milioni e producano il 5,8% del nostro Pil, per un valore di 80,8 miliardi di euro (rapporto 2013 Unioncamere/Fondazione Symbola). Più dell’industria automobilistica, più di Umbria, Liguria e Abruzzo insieme.

Da qui direi che si può e si deve ripartire. Con l’invito a fare vostra una battaglia che non ha senso che qualcuno faccia da solo. E se qualcosa non vi convince, ditelo adesso. Ma piantatela di mugugnare contro i clienti cattivi.
Quello che propongo è, infatti, un cambiamento di mentalità e un percorso aperto a tutti, nel quale ognuno è invitato a dare il proprio contributo su modello partecipativo alla Luther Blisset, e che utilizza il giallo (Pantone Yellow C) come fattore identificativo.

Un colore simbolo del sole, che da sempre si identifica con creatività, vitalità, fertilità. Nell’antica Grecia, era infatti il colore dei pazzi, che si dovevano vestire di giallo per essere riconosciuti. Nella marineria l’esposizione della bandiera gialla indicava, invece, il pericolo di “Peste a Bordo”. Similitudini che ci sembrano ben rapportabili alla nostra realtà.
Se la petizione vi interessa, lasciate la vostra firma su change.org o leggete gli approfondimenti su www.creativi.eu
Forse sarà un piccolo punto di partenza. Ma da qualche parte, bisogna cominciare.

Alfredo Accatino

Direttore creativo e partner di Filmmaster Events: alfredo.accatino@filmmaster.com

per approfondire il tema, leggere lettera e petizione, vi invito a visitare il sito: www.creativi.eu

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