Luca Ascani: «Con TechCrunch vision e visibility per gli startupper italiani»

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Prende il via oggi la seconda edizione di TechCrunch Italy. Ancora una volta, per il secondo anno consecutivo, l’evento-vetrina dedicato alle startup digitali approda in Italia grazie a Populis, la media technology company leader europeo nella produzione di contenuti verticali. Populis è il terzo editore digitale in Italia, dopo Corriere e Repubblica. Il Gruppo ogni mese produce contenuti di alto interesse in 8 lingue per 600 siti di proprietà, inclusi Excite Europe, Blogo, Blogosfere e Cidade Internet, e i 700.000 siti del network mokono, ora rebrandizzato Populis.

Il fondatore della media company risponde al nome di Luca Ascani, giovane imprenditore italiano che inizia a investire nel digital a soli 20 anni, sviluppando business in Italia con la società francese BuyCentral, per poi vendere nel 2004 a Lycos Europa. Nel frattempo, con alcuni collaboratori, Ascani aveva già creato nel 2002 Advance, uno dei primi centri media specializzati in internet, recentemente venduto alla francese Netbooste. Terminata l’esperienza con BuyCentral, Ascani fonda Geoadv, società media specializzata nella generazione di traffico qualificato su internet, con un capitale sociale iniziale di diecimila euro. I successi ottenuti sul fronte imprenditoriale portano Ascani ad essere fra i tre relatori italiani, insieme a Carlo De Benedetti, presidente del Gruppo Espresso, e Franco Bernabè, ad di Telecom Italia, invitati all’e-G8 del 2011 a Parigi. Nella giornata d’apertura del TechCrunch Italia il fondatore di Populis tira un bilancio sullo stato di salute delle startup in Italia e spiega quali sono le opportunità reali nel mercato digitale.

Il potenziale dei progetti imprenditoriali presentati dagli startupper italiani è davvero aumentato?

I pitch dello scorso anno erano molto ben strutturati, ma tra le candidature di quest’anno ho notato una consapevolezza maggiore di quello che significa fare impresa pensando in grande. Oggi c’è molta più informazione sulle opportunità, gli iter, le difficoltà che deve affrontare chi fonda una startup innovativa: gli startupper sanno affidarsi ad advisor e incubatori quotati, sono consapevoli dell’importanza di creare network per trovare più facilmente opportunità di investimento, hanno spesso un team ben strutturato con competenze diverse e complementari, dalla programmazione al marketing. Non nego che tra le candidature abbiamo trovato anche idee grandiose, ma presentate attraverso pitch poco convincenti; l’esperienza e le momentanee sconfitte sono comunque un’ottima spinta per chi ha il giusto spirito imprenditoriale e buone idee a supporto. Tra i finalisti, ad esempio, ci sono anche due progetti che si erano presentati all’edizione 2012, Vivocha e BeMyEye: l’anno che è trascorso ha permesso di confermare la validità dell’idea presentata, con nuovi elementi a supporto che hanno colpito l’advisory board.

Cosa significa aver portato un evento come TechCrunch in Italia? Quale opportunità può offrire alle startup che vi partecipano?

Gli obiettivi di TechCrunch Italy si riassumono in due parole: vision e visibility per gli startup per italiani. Vision offerta da ospiti internazionali attraverso case history di successo che incoraggino a ripensare il proprio progetto in grande e spingersi verso gli USA e oltre. Visibility in termini di risonanza generata nel mondo dell’innovazione, grazie al live stream su Techcrunch.com e alla presenza di giornalisti, venture capitalist ed esperti che potranno scoprire le migliori nuove idee che vengono dal nostro paese. Siamo convinti che quest’anno le opportunità per le startup e per chi lavora nel digitale si moltiplicheranno, ma bisognerà riportare l’attenzione delle istituzioni su una realtà imprenditoriale variegata che potrebbe influire non poco sulla crescita economica del Paese.

Come giudica il decreto Passera sulle startup dello scorso anno? Quali ulteriori misure dovrebbe adottare il Governo per lo sviluppo e il finanziamento delle neonate imprese digitali?

Il 2013 è l’anno delle startup italiane e dopo le recenti misure introdotte a loro favore sono migliaia i progetti di successo che stanno nascendo nel nostro Paese e che meritano di diventare casi di eccellenza riconosciuti fuori dai nostri confini. Il problema principale resta quello di attirare i capitali in Italia e una tassazione alta non incoraggia gli investimenti qui da noi. Ci sono realtà come Berlino o Londra che in questo senso offrono molte più opportunità, così molte imprese italiane sono costrette a spostarsi all’estero.

Quali differenze possiamo riscontrare rispetto alla precedente edizione di TechCrunch Italy?

Questa edizione sarà molto più imponente, con un’agenda ancora più prestigiosa, con speaker del calibro di Steffi Czerny, fondatrice delle conferenze tech DLD e DLD Women, Ramon De Leon, social media visionary e motivational speaker internazionale, Paddy Cosgrave, noto fondatore di Founders e Web Summit, Francesco Caio, responsabile Agenda Digitale, Amelia Showalter, former director of Digital Analytics per la campagna per la rielezione di Barack Obama; una location spettacolare, il MAXXI realizzato dall’archistar Zaha Hadid; workshop ad accesso libero per i partecipanti; e soprattutto una Startup Competition da 50.000 euro messi a disposizione da Populis per il progetto migliore.

Il modello di business legato esclusivamente all’adv è ancora adottabile o percorribile dalle startup italiane?

L’advertising resta per molti il modello principale, ma quando si parla di utenti non contano solo i numeri: il segreto sta nell’approccio utilizzato per coinvolgere il pubblico e rendere l’investimento pubblicitario davvero profittevole nel lungo periodo, sfruttando il desiderio degli utenti di vivere e condividere le proprie passioni e soprattutto il crescente utilizzo di servizi in mobilità e nuovi device (non più solo smartphone e tablet, ma anche glasses e smartwatch). Occorre andare oltre la logica dell’adv così come è concepita per il web, fatta di impression e clickthrough, avvicinando in modo attivo i brand alle passioni del pubblico, facendoli diventare protagonisti di un viaggio, della musica preferita, di un’esperienza enogastronomica indimenticabile, di eventi culturali e concerti nel momento esatto e nel luogo in cui avviene un’esperienza di “consumo di emozioni” che non vediamo l’ora di condividere pubblicamente.

Quali scenari futuri dobbiamo attenderci nel campo dell’editoria digitale?

La convergenza tra internet e tv e la nascita di nuovi linguaggi in grado di adattarsi sempre di più alla crescita spaventosa del mobile, dovuta anche all’arrivo di nuove wearable technologies che impor- ranno nuovi modi di comunicare, molto più focalizzati su immagini, video e pillole di informazione.

Oggi Populis è il terzo editore online in Italia, dopo Corriere e Repubblica. Quali sono i principali obiettivi e progetti della sua media company?

Punteremo anche per il prossimo anno sullo sviluppo dei web show e sul rafforzamento del nostro team redazionale: oggi Blogo è una testata “matura” e, con la direzione editoriale di Antonello Piroso, abbiamo aggiunto un’offerta video di informazione e intrattenimento che fa ascolti “televisivi”. L’innovazione è da sempre nel DNA di questo Gruppo e siamo fieri di essere stati pionieri in questo e molti altri ambiti, dall’introduzione dei liveblogging all’interazione social con i lettori.

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