Lâ’€’™ invito a diventare vegani può violare il Codice di Autodisciplina?

Molto interessante un recente caso sul quale si è soffermato il Giurì di Autodisciplina, in relazione ad un appello rivolto al pubblico dallâ’€’™ Associazione di Volontariato Campagne per gli Animali.

Lâ’€’™ affissione riportava lâ’€’™ immagine di una confezione simile a quelle in cui, nei supermercati, è venduta la carne, composta da un vassoio di polistirolo bianco e da una copertura in pellicola trasparente.

Allâ’€’™ interno erano ben visibili, disassemblati, la testa, gli arti ed il corpo di un bambolotto con le fattezze di un neonato. Lâ’€’™ headline riportava, a caratteri bianchi su fondo rosso, la frase ben visibile â’€’œChi mangi oggi?â’€’, mentre, accanto allâ’€’™ immagine come sopra descritta, nella bodycopy, si leggeva â’€’œGli animali non sono cose. Quando mangi o li sfrutti, mangi qualcuno. Non qualcosa. Diventa veganâ’€’.

Secondo il Comitato di Controllo, il messaggio diffuso si sarebbe posto in contrasto con gli articoli 9, 10 e 46 del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale, perché avrebbe adottato una comunicazione scioccante per stimolare, inopportunamente, i sensi di colpa del pubblico, per colpevolizzarlo e per indurre un senso di turbamento eccessivo rispetto allâ’€’™ obiettivo di sensibilizzare sullâ’€’™ argomento (in questo si ravviserebbe la violazione dellâ’€’™ art. 46 C.A.-Appelli al pubblico).

Inoltre, veicolare un perentorio giudizio di condanna nei confronti di chi non è vegano lederebbe le opinioni diverse dei cittadini sul tema e, attraverso lâ’€’™ equiparazione dellâ’€’™ animale allâ’€’™ uomo, anche la dignità della persona (violando lâ’€’™ art. 10 C.A.).

Infine, lâ’€’™ annuncio, con lo smembramento del corpo (sia pure di una bambola), si sarebbe altresì posto in contrasto con lâ’€’™ art. 9 C.A., per lâ’€’™ ingiustificata rappresentazione della violenza.
Allâ’€’™ ingiunzione di desistenza prestavano acquiescenza sia lâ’€’™ inserzionista, sia il mezzo, attraverso il ritiro dellâ’€’™ affissione, mentre si opponeva lâ’€’™ Associazione di Idee onlus.

Pur escludendo, per una serie di ragioni finemente giuridiche e molto interessanti da un punto di vista procedurale, la carenza di legittimazione attiva dellâ’€’™ associazione opponente, il Giurì si è soffermato sul tema affrontato, a prescindere dalle modalità espressive utilizzate nellâ’€’™ annuncio, evidenziando il forte cambiamento riscontratosi nella sensibilità culturale con la quale si pone il problema uomo-animale, nei suoi multiformi aspetti (dalla vivisezione ai â’€’œdirittiâ’€’ degli animali, alle norme che prescrivono la macellazione indolore).

In sostanza, ci si sta spingendo verso il riconoscimento di una â’€’œsoggettività⒀’ allâ’€’™ animale, di un suo essere â’€’œqualcunoâ’€’ anziché â’€’œqualcosaâ’€’. Anche il sentire religioso ha visto un ricupero dei principi francescani e dellâ’€’™ essere gli animali comunque creature. Si è formata, oggi, una nuova relazione etica, che ha comportato una differente disposizione dellâ’€’™ uomo verso lâ’€’™ animale.

Il Giurì ha osservato come il radicale cambiamento culturale abbia comportato resistenze e profondi mutamenti, anche traumatici, nel processo di accettazione sociale, cambiamenti che coinvolgono anche la scelta del cibo.

In questo contesto, tuttavia, lâ’€’™ attribuzione della qualità di â’€’œsoggettoâ’€’ allâ’€’™ animale non comporta la svalutazione dellâ’€’™ uomo e, quindi, non costituisce unâ’€’™ offesa alla dignità della persona. Ciascuna specie, infatti, mantiene la propria specifica natura, proprio perché il riconoscimento nellâ’€’™ animale dello status di â’€’œsoggettoâ’€’ è assunto dallâ’€’™ uomo come presupposto per una relazione etica.

Fiammetta Malagoli

malagoli@studiolegalemalagoli.it

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