Nove personaggi in cerca d’autore

La campagna elettorale è giunta in dirittura d’arrivo. Finalmente. E’ stata una campagna strana, breve, convulsa, a tratti sguaiata e quasi sempre caratterizzata da una diffusa incapacità di comunicare in modo chiaro ed efficace, dominata da quattro protagonisti di primo piano e completata da qualche personaggio minore di contorno, del quale avremmo anche fatto a meno senza per questo precipitare nello sconforto.

Il Cavaliere, a sostegno delle sue promesse, per un mese ha sfoderato numeri a raffica – e talvolta a caso – come un piazzista di fondi di investimento nigeriani e di titoli tossici. Il Presidente del Consiglio uscente, con la sua aria seria, compunta ed un po’ tristanzuola, con un impegno degno di miglior causa, ha tentato di convincere gli italiani che l’averli spremuti come limoni non è stato frutto di una sua personale vocazione all’altrui martirio, bensì una necessità, promettendo che, laddove i cittadini l’avessero chiamato a reggere le sorti del Paese negli anni a venire, la spremitura si sarebbe effettuata con mano più leggera.

Pierluigi Bersani, indicato da tutti, bookmaker compresi, come il favorito, con il procedere della campagna è parso sempre più somigliante a Crozza che imita Bersani, ma avrebbe senz’altro stravinto se si fosse dato malato ed avesse affidato la campagna elettorale ad altri, senza scomodare maestri di retorica, ma semplicemente a qualcuno in grado di spiegare il proprio programma avvalendosi di un linguaggio chiaro e di metafore, esempi, proverbi e modi di dire comprensibili anche al di là della cinta daziaria di Bettola, il paesello natio.

Infine Beppe Grillo. Uno che indubbiamente sa comunicare e che ha scelto di dividere equamente i suoi interventi in due segmenti distinti: un cinquanta per cento di vibrate proteste su questioni da tutti condivisibili e per lo più condivise, ed un cinquanta di boutades, più o meno gratuite, inframmezzate qua e là da qualche bufala clamorosa, proposta con l’enfasi dell’imbonitore e con un linguaggio, che una volta si definiva da trivio, ma che oggi suscita ammiccamenti e sorrisi indulgenti anche nei salotti bene.

Ed infine, per aggravare le condizioni dei già severamente martoriati attributi degli italiani, ecco il contorno, sapido ed appetitoso come una porzione di zucchine bollite, caratterizzato, nell’ordine: dalla totale incapacità di sorprendere dei supermoderati centristi, dalle argomentazioni tribunizie proposte con toni soporiferi dal magistrato aspirante lìder maximo, da uscite estemporanee collocabili tra il celodurismo d’antan e la chiacchiera da bar ed infine dalle tesi assai confuse e spesso contraddittorie di un fine notista, miseramente scivolato sulla buccia di banana del millantato Master americano.

Sui muri di Parigi nel maggio del ’68, campeggiava una scritta mutuata da Bakunin: “Una risata vi seppellirà”. Speriamo, all’indomani della pubblicazione dei risultati, quando nessuno avrà vinto e, probabilmente, alla luce delle dichiarazioni dei succitati signori, nessuno avrà perso, di non sentirci costretti a ritirar fuori vernice e pennello.

Lorenzo Strona

strona@lsep.it 

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