La forza delle donne

La fi gura femminile è sempre stata centrale nelle immagini della pubblicità. Ha suscitato scandali, dibattiti, plausi ma ha sempre ricoperto un ruolo preponderante. Lo stesso non può certo dirsi per quanto riguarda la vita economica e sociale del nostro Paese.

Si è da poco concluso il XIII seminario internazionale “Donna economia e potere” promosso dalla Fondazione Marisa Bellisario, che quest’anno ha scelto titolo “Senza donne non si esce, senza donne non si cresce”.

L’incontro, già ribattezzato “la Cernobbio delle donne” ha visto incontrarsi a Firenze personaggi di spicco della politica, dell’economia e del sociale declinate al femminile. Da Ségolène Royal al ministro del lavoro e delle politiche sociali Elsa Fornero, hanno discusso delle proposte femminili per un nuovo lavoro e un nuovo welfare.

Lo scenario che ne scaturito vede le donne italiane troppo occupate a sfaccendare in casa, crescere i fi gli e accudire gli anziani di famiglia tanto da non aver tempo di lavorare. Sembra la fotografi a dell’Italia degli anni ’50 e invece è un’analisi aggiornata della situazione femminile nel nostro Paese.

Infatti, una ricerca condotta da McKinsey & Company fotografa un Italia penalizzante in cui la differenza tra il tempo dedicato dalle donne alle attività casalinghe/familiari e quello dedicato dagli uomini è tripla rispetto ai paesi nordici, doppia rispetto a Germania e Regno Unito e superiore di tre quarti rispetto alla Francia.

Ma è anche il paese a più basso tasso di part-time maschile (poco più del 5%), come la Spagna, mentre in Svezia e Norvegia la percentuale è del 15%. Inoltre in Italia la maternità è ancora percepita come un costo, pur prevedendo la normativa tempi di assenza spesso inferiore a quelli degli altri Paesi europei e copertura economica più bassa.

In Germania e Francia si riconosce il 100% dello stipendio per il periodo obbligatorio (80% in Italia), nei paesi nordici l’80% per l’intero periodo facoltativo (30% in Italia). Sarebbe quindi importante approntare delle manovre che aiutino le donne a essere protagoniste nel mondo del lavoro perché l’Italia non sia fanalino di coda anche nel benessere delle italiane.

Alessandra Iannello  

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