Gioco al massacro

In un articolo che mi venne richiesto qualche tempo fa da America Oggi, in occasione del 150° anniversario dell’unità del Paese, sul tema del contributo della comunicazione pubblicitaria alla formazione del sentimento identitario degli italiani, ricordavo il ruolo della pubblicità commerciale nella diffusione della conoscenza della lingua italiana e nella promozione di stili di vita più salutari: cura della persona, igiene quotidiana e così via.

In altre parole, in quel contesto segnalavo come, nell’immediato dopoguerra, la pubblicità si fece carico anche di un ruolo pedagogico, certamente senza un’intenzione deliberata, ma come ricaduta naturale della sensibilità personale di quella generazione di comunicatori.

Una sensibilità che oggi pare essere venuta meno, sopraffatta dall’esigenza di fare e promuovere business a ogni costo. L’occasione per questa amara riflessione deriva dall’apparentemente incontenibile proliferazione di campagne e comunicati volti a promuovere il gioco d’azzardo.

E che questo avvenga in un momento dominato da una diffusa sensazione di precarietà, in cui risulta particolarmente efficace lo stimolo, esplicito o subliminale, a ricercare una scorciatoia alla soluzione dei problemi quotidiani, è da considerarsi intollerabile sotto il profilo morale.

E’ pur vero che in tempi come questi, mentre gli investimenti in comunicazione continuano a diminuire, è assai difficile immaginare che un’agenzia o un mezzo rifiutino un budget per scelta etica ed è normale e comprensibile invece che anche l’imprenditore della comunicazione più sensibile ai temi sociali, faccia prevalere la necessità di salvare il conto economico della propria impresa.

Ma proprio per questo sarebbe necessario un intervento di carattere legislativo volto a regolamentare in modo severo la materia, o, addirittura, a vietare tout court la promozione del gioco d’azzardo, così come si fece, a suo tempo con la legge che vietò ogni forma di pubblicità alle sigarette.

In quell’occasione, pur essendo un fumatore incallito, non mancai di lodare l’esecutivo che mise in atto quel provvedimento. E se il Governo in carica intervenisse su questa materia, sarei felice di confermare quel giudizio e di affermare che qualcosa in questo Paese sta finalmente cambiando.

Certo sarebbe preferibile che questa iniziativa muovesse dalle Associazioni delle imprese di comunicazione o degli utenti, o che di una richiesta in tal senso si facesse promotore lo Iap. Ma visto che ciò non succede, mi auguro che almeno l’Esecutivo o le Associazioni dei Consumatori o realtà limitrofe come Altroconsumo, si propongano come paladini di questa battaglia di civiltà. 

Lorenzo Strona

strona@lsep.it

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