Se non fossi digitale (attenzione: articolo geek)

Faccio il mio mestiere da ventâ’€’™anni. Sono nativo digitale. Fin dai tempi dei cd-rom mi occupo di comunicazione e della sua applicazione su â’€’œnuovi mediaâ’€’ – come li chiamavano allora. Nel frattempo Internet è diventata quello che è, e il mobile anche.

La televisione è diventata digitale, la radio è diventata digitale, i negozi sono diventati digitali. Perfino il cinema è diventato digitale. Le parole â’€’œ360’°â’€’, â’€’œintegrazioneâ’€’ e â’€’œconvergenzaâ’€’ hanno fortunatamente perso il loro senso quasi dottrinale e sono diventate il fondamento di ogni progetto di comunicazione.

Ma se non fossi digitale? Che cosa farei? Per prima cosa inizierei a ripetere il mantra: â’€’œil digitale non è difficileâ’€’.

Non ne faccio una questione tecnologica. Quella sì che è difficile. Parlo dellâ’€’™aspetto umano del digitale. Internet è un Human Network, quindi fatto da persone come me (due miliardi, per inciso). Poi mi rassegnerei al cambiamento.

Ogni giorno nasce una rivoluzione che rimette in discussione qualche certezza. In un certo senso questo è lâ’€’™aspetto più divertente. Se non sei disposto a fare quotidianamente due passi avanti e uno indietro, fai qualcosa che ti possa interessare di più. Seriamente.

Infine sperimenterei. Ma cosa sperimentare? Questo punto è il più pratico, ma ha un poâ’€’™ del gambling. Tutto cambia, come detto. Si può decidere di essere i primi, correndo il rischio di investire molto tempo sul cavallo sbagliato.

O si può decidere di essere i secondi, aspettare che i trend si consolidino e saltare sul vincente (almeno in quel momento). Siamo professionisti, quindi penso che concordiamo tutti sul fatto che il mainstream dovrebbe essere il nostro pane.

Cogliere le tendenze e cavalcarle a vantaggio dei brand è il nostro business. Cavalcare le tendenze prima che nascano, però, rende il nostro lavoro sublime. Sperimentare, quindi, significa essere un passo avanti.

Il Mobile World Congress di Barcellona, il CeBIT di Hannover e lâ’€’™E3 Expo di Los Angeles sono ottimi bigini per recuperare velocemente. Andarci di persona è fantastico, ma anche partecipare virtualmente ha il suo perché 😉 Molti siti di news riportano dettagliatamente le novità più interessanti delle giornate con live streaming e report.

Se non fossi digitale farei anche un investimento. Comprerei uno smartphone con iOS, uno Android, un Windows Phone, un Kindle Fire, e cercherei di capire come funzionano i loro store e quali siano le differenze nellâ’€’™esperienza dâ’€’™uso.

Poi acquisterei una Tv Samsung, una Apple Tv e una Google Tv per capire le differenze nellâ’€’™interattività e le potenzialità delle nuove tv del futuro. Prenderei anche una PlayStation e una Xbox e cercherei di capire come funzionano il Kinect e il Move per comprendere come lâ’€’™interazione fisica può diventare digitale.

Infine dedicherei del tempo a Google. Penso che negli ultimi 18 mesi abbiano fatto un ottimo lavoro: da contenitore disorganizzato di strumenti innovativi si sono trasforma- ti in piattaforma innovativa. Proverei un poâ’€’™ tutti gli strumenti: da Goggles a Now vale la pena provarli tutti. Magari buttando un occhio anche ad â’€’œArt, Copy and Codeâ’€’, che è un bel progetto e si trova qui: www.artcopycode.com. Questo sì che è un articolo geek!

Michael Berger

michael.berger@ogilvy.com
 

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