Scripta Volant

Nel suo bollettino che riporta i dati del programma di ricerca periodica, “ALL – Adult Literacy and Life Skils”, l’OCSE colloca l’Italia tra i paesi con la percentuale più elevata di analfabetismo funzionale.

Poco meno della metà dei nostri connazionali, compresi tra i 16 e i 65 anni: giovani inoccupati, casalinghe e pensionati, risultano afflitti da questo problema.

Un problema che però non sembra preoccupare più di tanto: “Trovarsi in difficoltà nel leggere il “bugiardino” dei farmaci, oppure non essere in grado di eseguire passo per passo le istruzioni per montare una bicicletta è cosa del tutto normale, succede a tutti”. Normale invece non lo è affatto.

Anzi, si tratta di una questione che va presa molto seriamente. Ci sono i risultati di uno studio condotto dal Northeast Institute for Quality Community Action a dimostrarlo.

I ricercatori di Boston hanno infatti usato la percentuale di persone funzionalmente analfabete come una delle variabili per calcolare “l’Human Poverty Index” nei paesi sviluppati, rilevando che le perdite economiche attribuite a carenze nelle abilità di base ammontano a miliardi di dollari all’anno a causa della bassa produttività, degli errori e degli incidenti riconducibili all’analfabetismo funzionale.

Se mi azzardo a proporre in questa sede un problema di tale rilevanza è perché, dopo aver letto i dati esposti qui sopra, nel giro delle mie conoscenze si è aperto un dibattito.

Come ha potuto svilupparsi una patologia regressiva di tale portata in un paese come il nostro, che ha un tasso di analfabetismo ufficialmente collocato sotto il dieci percento? Di chi è la colpa se tutto questo sta succedendo, qui e ora?

Com’era normale che fosse le opinioni sono varie e non so fino a che punto possano essere considerate tutte pertinenti. Juma J, per esempio, individua nella mancanza di un serio programma di follow-up post-scolastico la ragione del calo di interesse per la lingua scritta.

Infatti, conferma Elena R, solo un italiano su cinque acquista almeno un quotidiano alla settimana. E chi sfoglia le riviste nel salotto del dentista si limita a leggere le didascalie sotto le foto dei vip, rincara Walter M. Io entro nella discussione ricordando l’iniziativa del governo spagnolo per sostenere la diffusione dei fumetti tra i giovani.

“Donde ahora hay un tebeo, mañana habrá un libro!”, diceva la pubblicità rivolta ai genitori. Parli tu che ci hai sempre proibito di toccare la tua raccolta di Tex Willer, mi rinfaccia mio nipote, mentre invia l’ennesimo sms della serata.

Ed è proprio la velocità con la quale Nicola digita i suoi messaggi sulla tastiera dell’IPhone a farmi sorgere il dubbio che, almeno per quanto riguarda i giovani e i giovanissimi, la questione dell’analfabetismo funzionale sia sostanzialmente da rivedere.

E se fossero i “bugiardini” dei farmaci, i manuali delle istruzioni per montare le biciclette e i cartelli con le avvertenze per l’uso delle macchine utensili ad essere scritti in una lingua ormai obsoleta e incomprensibile?

Se uno è abituato a comunicare utilizzando brachilogia e tachigrafia, non avrà difficoltà a leggere un messaggio come questo: “am tprs tvt…tb tps”, mentre gli sarà ostico capire il senso di quest’altro: “A Roma andai, a te pensai, questo ricordo ti mandai.” 

Bruno Zerbini

bruno@brunozerbini.com 
 

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